Le maglie andarono perdute in guerra: così si passò dal granata all'arancione

Lunedì 10 Agosto 2015
Furono adottati quantomeno casualmente quei colori arancio e nero che oggi sono sinonimo di mestrinità. In principio infatti, quando l'Unione Sportiva Mestrina nacque dalla progressiva fusione delle realtà attive dai primi del '900 (Ac Mestre, Spes Mestre, Mestre Foot Ball Club e Libertas Mestre) le divise ufficiali erano granata. L'arancione entrò in scena nel secondo Dopoguerra, a metà degli anni '40, e solo perché le maglie granata erano andate perdute e quel colore ancor oggi tanto amato era quello che più si avvicinava a quello ufficiale. In coincidenza con la deviazione cromatica la Mestrina vinse la serie C conquistando l'unica promozione in serie B, motivo ovviamente sufficiente per non prendere più in considerazione il ritorno alle origini.
Proprio in concomitanza con il salto tra i cadetti sulla panchina di via Baracca si accomodò uno dei più grandi nomi del calcio italiano dell'epoca. Il terzino destro Virginio Rosetta componeva infatti, nominato tra il portiere Combi e il pari ruolo sinistro Caligaris, il trio difensivo che negli anni '30 aveva fatto la fortuna della Juventus scudettata ininterrottamente dal 1931 al 1935. Il bello è che Rosetta, classe 1902, prima di inanellare trionfi in bianconero si era tolto lo sfizio di firmare il 6. e il 7. tricolore della mitica Pro Vercelli: al difensore piemontese venne riconosciuto per primo lo status di calciatore professionista nonché, sul piano tecnico, il merito di aver demolito la figura del «terzino scarpone» a favore del più nobile «terzino metodista» capace di avviare l'azione. Vinto il Mondiale del '34 con l'Italia, Rosetta da allenatore ha avuto meno fortuna: in un quadriennio alla guida della Juventus alzò solo una Coppa Italia, poi ottenne due terzi posti in B con la Lucchese e nel girone unico piemontese del campionato di guerra 1944 con la Biellese. Due anni dopo il suo arrivo in corsa alla Mestrina non bastò per frenare la discesa degli arancioni, costretti a salutare la B dopo una sola annata. Sul piano personale si riscattò ampiamente pochi mesi dopo portando il Palermo in serie A. (m.del.)
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci