LE VITI DIMENTICATE DAL FRIULI

Domenica 10 Agosto 2014
Le viti dimenticate è il titolo del volume che raccoglie i risultati di un lavoro di ricerca durato 11 anni. In tutto il Friuli Venezia Giulia sono state individuate vecchie varietà di cui più nessuno aveva memoria, messe a dimora tra '800 e '900, quando sulla viticoltura si era abbattuta la scure della fillossera e gli innesti erano fatti in "casa". 39 sono le varietà a bacca bianca e rossa autonome, individuate nei vigneti, nei filari sparsi e negli orti chiusi.
Ad esse sono stati attribuiti nomi friulani che ricordano la forma del grappolo o dell'acino, il tipo di vino o il luogo di ritrovamento, esattamente come facevano un tempo i viticoltori. Gran Rap Neri, Vinoso, Cividino, Negrat, solo per citarne alcuni. Perché conservare vecchie varietà? La risposta può essere di tipo culturale commerciale e etico-sentimentale. Se conserviamo e tuteliamo reperti archeologici, il Vinoso il Cividino il Negrat e tanti altri non sono forse tracce di un passato da ricordare? Inoltre, se oggi tali varietà non hanno un valore commerciale potranno essere risorsa per il futuro, esattamente come è accaduto per la Ribolla nera, che dall'abbellire e ombreggiare le case contadine, s'è trasformata in vino rosso di gran successo: lo Schioppettino di Prepotto! E che dire della Ribolla gialla tipicamente utilizzata in uvaggi o bevuta ancor mosto per accompagnare le caldarroste? Oggi è un vino bianco richiesto che gode di nuova luce grazie alla tipologia spumante.
Se queste motivazioni alla conservazione delle vecchie varietà non fossero sufficienti aggiungiamo: "Come rinunciare a salvaguardare il lavoro di selezione attuato dai viticoltori che lo fecero con l'intento di dare un futuro migliore alla propria stirpe?" (si legga l'articolo Figli della Storia di E. Costantini inserito nel volume "Le viti dimenticate").

"Le viti dimenticate - Un patrimonio riscoperto in Friuli Venezia Giulia", a cura di P. Sivilotti, C. Petrussi M. Stocco con la collaborazione di Manna Crespan e A. Fabbro. Ersa, Gorizia, 2013.