CASTELFRANCO - Dopo il mais Biancoperla arriva il «Cinquantino della Castellana».

Giovedì 20 Marzo 2014
CASTELFRANCO - Dopo il mais Biancoperla arriva il «Cinquantino della Castellana». Prosegue l'opera di riscoperta dei prodotti praticamente scomparsi ad opera dell'ex professore dell'Istituto agrario «Sartor» di Castelfranco, Renato Ballan. Nel 1998, quando ancora insegnava a scuola, aveva iniziato a produrre il «Biancoperla», una varietà appunto ormai sparita e fatta rinascere, facendola diventare presidio «Slow Food». Ora, insieme ad altri produttori di nicchia che l'hanno seguito, di «Biancoperla» se ne producono circa 900 quintali l'anno: tutti vengono utilizzati per fare farina per polenta bianca di alta gamma e prodotti da ristorazione, tant'è che i clienti sono perlopiù ristoranti di Venezia disposti a pagare parecchio a fronte di qualità e di un prodotto storico. Un'operazione di recupero che ora sta dando i suoi frutti, anche economici.
Perché non replicare, magari con un mais che dia una polenta gialla? Questo si è chiesto Ballan, che ha la sua azienda agricola in via San Giorgio a Castelfranco. Da qui l'idea di far rinascere il «Cinquantino della Castellana», un mais tipico della zona, ormai sparito, che ha la caratteristica, come dice il nome, di germogliare e diventare pronto in una cinquantina di giorni. Per riuscire nell'impresa c'è stata la collaborazione della Condotta Slow Food della Castellana e dell'azienda agricola «Cà De Memi» di Piombino Dese. «Abbiamo recuperato gli unici trecento semi rimasti di questa varietà depositati alla banca del Germoplasma di Bergamo - racconta Ballan - e li abbiamo piantati nella mia azienda di Castelfranco e a Piombino Dese. Pensare che si tratta di semi che erano stati depositati nel lontano 1954. Abbiamo fatto il primo raccolto e stiamo migliorando progressivamente le piante con un accurato lavoro di selezione. Ora si tratta di vedere come reagiranno i ristoratori, speriamo di riuscire a replicare l'esperienza del "Biancoperla"». Lunedì sera, all'Agriturismo «Cà De Memi» di Piombino, un ristretto gruppo di invitati ha potuto degustare i primi piatti, tra cui l'immancabile polenta, realizzati proprio con questa ritrovava varietà di mais. Al momento, con questo primissimo raccolto, ne sono stati prodotti solo 15 chili.
Matteo Ceron