La comunità islamica compia un atto politico e condanni l'Isis

Martedì 19 Agosto 2014
Che cosa ne pensa la comunità islamica che vive a Pordenone? È bene che si esprima pubblicamente. Mi riferisco alle persecuzioni e alle stragi con cui l'estremismo islamico dell'Isis, invocando la fede, colpisce le minoranze cristiane, yazide, turcomanne di Siria ed Iraq. Questo intervento desidera porre in modo esplicito e pubblico la questione del come culture, fedi ed etnie diverse costruiscono - come io auspico - un duraturo rapporto di proficua convivenza rispettando i principi e le regole di uno Stato liberale. Il problema che pongo non è generale ed astratto, riguarda molto concretamente la provincia di Pordenone, partiamo da qui. Le persecuzioni e le stragi compiute in Siria ed Iraq dall'estremismo islamico di per sé non possono lasciare indifferenti e la scelta di vivere (Con-Vivere) in un territorio ed in uno Stato (Italia) la cui vita è fondata sui principi e le regole del liberalismo a maggior ragione accentua la riprovazione dell'indifferenza. Ho ben presente che gli autori delle persecuzioni e dei massacri fanno un uso strumentale, tutto politico e di potere, della fede ma questa è semmai una ragione in più per prendere le distanze dai crimini che proprio in nome della fede vengono commessi. Recentemente una rappresentanza della comunità islamica pordenonese è scesa in piazza solidarizzando con i palestinesi di Gaza e contro Israele per gli eventi bellici dell'estate che hanno chiesto, assai più ai palestinesi che agli israeliani, un tributo di sangue. È stato giusto alzare la voce per la pace ma aggiungo che va nuovamente affermato che questa non ci sarà senza il mutuo riconoscimento di Israele e dei palestinesi all'esistenza, in sicurezza, dei rispettivi stati. Due popoli e due Stati. È utile notare che quei dimostranti di Piazza XX Settembre sono la prima espressione politica e collettiva che la comunità musulmana palesa a Pordenone: ecco partirei appunto dalla sottolineatura della natura politica di quell'atto per dire che la risposta che qui si chiede alla comunità islamica di Pordenone non è di carattere religioso ma appunto di tipo politico. Nessuno a Pordenone rinunci alla sua fede, tutti la coltivino in libertà; il pronunciamento che viene chiesto alla comunità islamica pordenonese concerne invece la condanna politica delle persecuzioni di cristiani, yaziti e turcomanni. Si chiede cioè che la libertà religiosa di cui godono i musulmani in provincia di Pordenone in virtù dei principi e delle regole dello stato liberale possa essere goduta anche dalle minoranze siriane ed irachene. È un grande tema politico e il fatto che per molti versi questi sia sconosciuto alle persone di fede islamica non fa venire meno la necessità che la comunità islamica di Pordenone si pronunci sulle persecuzioni di cui parlo. Convivere in uno stato liberale implica la accettazione dei suoi principi e delle sue regole e da ciò scaturisce l'impossibilità dell'indifferenza.
(*) Senatore del Pd

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