Entra in azienda e si spara: guardia giurata
suicida davanti a una decina di persone

Sabato 2 Giugno 2012 di Elisio Trevisan
Uno dei berretti lasciati in auto dalla guardia giurata suicida (Photo Journalist)
VENEZIA - entrato in azienda, dopo pochi istanti ha estratto la pistola e si sparato alla tempia. Non era la sua azienda, non ci aveva mai lavorato ma ha scelto quel capannone quasi in punta San Giuliano a Mestre, forse perch tempo fa lì dentro lavorava una ragazza che conosceva. Alla base del gesto potrebbero esserci dei problemi di carattere sentimentale, ma è solo un’ipotesi. Comunque sia, la sua mente non ha retto, chissà qual era il tarlo che lo ha svuotato dentro, lasciando intatto solo il "guscio" di una persona normale.



È successo tutto in pochi minuti, ieri mattina poco prima delle 11, in riva al canal Salso. Nella ditta Ve.di.me. al 22 di via San Giuliano, titolari e impiegati stavano lavorando, come ogni santo giorno, per caricare i grossi topi da trasporto con le merci destinate a Venezia. Il vento soffiava da Sud e portava a riva acqua e sale nebulizzati, provocando quel senso di umidità e di afa che fiaccano le gambe, il sole era velato e quel cielo tingeva tutto di un grigio anonimo come il colore della Volvo V40 con la quale A.T. è arrivato in via San Giuliano. L’ha parcheggiata lungo la via, in un posto che dava pure fastidio alla movimentazione dei camion che scaricano le merci nei capannoni delle ditte. Sul cruscotto c’era il suo berretto da guardia giurata ma lui era vestito con abiti civili, ieri era il suo giorno di riposo.



È sceso, è entrato alla Ve.di.me. e ha detto buongiorno. Claudia Callegaro, sorella di Alfredo e Bruno, titolari della ditta, era in ufficio nell’ammezzato, lo ha visto e ha cominciato a scendere le scale per andargli incontro. Conosce la moglie, frequentavano amici comuni. Lui stava armeggiando con il cellulare, forse ha inviato dei messaggi. Mentre la donna gli stava arrivando quasi di fronte, ha estratto la pistola.



Alfredo, uno dei due fratelli, ha visto la scena ed è rimasto paralizzato dal terrore, come la sorella: l’uomo, prima di puntarsi la pistola alla tempia, l’ha armata, l’ha brandita e girata in varie direzioni quasi soprappensiero. Secondi che sono trascorsi come un’eternità hanno preceduto il suicidio, mentre il fratello di Claudia temeva per la vita della sorella o degli impiegati che stavano lavorando nel capannone con le merci. A.T. era affacciato alla porta che dà sul canal Salso, dove sono ormeggiate le imbarcazioni da trasporto, si è puntato la pistola alla tempia e ha fatto fuoco.



È caduto a terra ma non è morto sul colpo. Aveva ancora la pistola in mano e tutti sono fuggiti fuori. L’esplosione è stata fortissima tanto da spaventare anche chi stava lavorando nei capannoni vicini. Complessivamente sono passati pochissimi minuti. Alle undici era già tutto finito, sono arrivate le Volanti della Polizia, un’ambulanza, una ditta di pompe funebri. Gli investigatori della Scientifica hanno fatto i rilievi di rito, hanno sentito i testimoni, gli addetti delle pompe funebri hanno raccolto il cadavere, i vicini si sono stretti attorno a titolari e impiegati della Ve.di.me. per aiutarli: i camion con le merci continuavano ad arrivare e bisognava scaricarle ma i protagonisti erano troppo scioccati per pensare ai bancali da sistemare.
Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 17:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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