Inchiesta Mose, avviso di garanzia
all'ex ministro Altero Matteoli

Mercoledì 28 Maggio 2014
Altero Matteoli durante la visita all'azienda costruttrice degli elementi meccanici del Mose
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VENEZIA - L’ex ministro Altero Matteoli ha ricevuto un avviso di garanzia il 28 maggio dalla procura di Venezia nell'ambito dell'inchiesta Mantovani e del Consorzio Venezia Nuova: i fatti contestati risalgono al periodo in cui il senatore 74enne di Forza Italia era ministro all'Ambiente e alle Infrastrutture del governo Berlusconi.

Il suo nome emergerebbe dalle deposizioni di altri indagati.

Il fascicolo stralciato con gli atti relativi a Matteoli è stato trasmesso al tribunale dei ministri. La comunicazione della trasmissione degli atti è stata fatta - secondo fonti accreditate - allo stesso Baita ed a un altro indagato, Nicolo Buson.

LA DIFESA L'ex ministro Altero Matteoli ha chiesto, attraverso i suoi legali, di essere sentito dalla procura di Venezia. «Nei giorni scorsi - ha dichiarato Matteoli all'Ansa - ho ricevuto notizia di un procedimento che mi vedrebbe coinvolto. Non avendo nulla da nascondere e non avendo mai percepito alcunché, ho richiesto tramite i miei legali di essere sentito da magistrati di Venezia, davanti ai quali mi presenterò nei prossimi giorni per chiarire la mia posizione e per fornire ogni chiarimento che mi verrà richiesto».

Dalla Procura massimo riserbo. Silenzio dalla Procura di Venezia sullo stralcio d'inchiesta con atti riguardanti l'ex ministro Altero Matteoli emerso nel corso dell'inchiesta relativa alla presunta distrazione di fondi legata all'ex presidente Piergiorgio Baita quando era al vertice della Mantovani. Il passaggio degli atti è avvenuto sulla base della legge del 1989. Dagli uffici dei Pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini (Dda), così, il fascicolo contenente gli elementi che chiamano in causa l'ex ministro sono stati trasferiti al tribunale dei ministri che si sostituisce all'indagine dei colleghi, per poi decidere in materia.

Nel frattempo - secondo fonti accreditate - l'inchiesta principale va avanti su più fronti legati ai fondi che Baita, con l'aiuto del suo ex braccio destro amministrativo Nicolò Buson, avrebbe fatto portare dall'imprenditrice Claudia Minutillo a San Marino dal broker Williamo Colombelli. Nella città del monte Titano, secondo l'accusa, il denaro veniva ripulito e portato in banche straniere che sfuggono al controllo degli investigatori italiani. Proprio su come sia stato utilizzato questo denaro, dei propri fondi neri, la Guardia di finanza sta lavorando da circa 15 mesi. Prima per rintracciare le somme ma soprattutto per raggiungere i destinatari finali che apparterrebbero - secondo quanto si è appreso - anche al mondo della politica a svariati livelli.

Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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