Il giallo del pianista e della ballerina,
tre suicidi che in realtà sono omicidi

Venerdì 10 Aprile 2015 di Elisabetta Batic
Il giallo del pianista e della ballerina, tre suicidi che in realtà sono omicidi
TRIESTE - Un pianista e suo fratello, una ballerina, un amico e socio d'affari. Tre suicidi che, forse, suicidi non sono.



Nuovi particolari emergono dall'inchiesta condotta da "Chi l'ha visto" che ha dedicato due puntate, il primo e l'otto aprile, al mistero sulla morte del pianista Massimiliano Lisini e della 22enne ballerina di nazionalità ceca Andrea Dittmerova. I corpi senza vita dei due vennero trovati il 17 luglio 2007: quello di lui, 47enne, sul sedile di una Lancia Lybra, che gli era stata prestata dall'amico Massimiliano Campisi, in una radura di Monte Grisa e quello di lei nell'appartamento del pianista in centro città. Un caso intricato, degno di un romanzo criminale, sul quale gli inquirenti continuano ad indagare.



Era stato Campisi a chiedere all'amico Max di ospitare la giovane donna nel suo appartamento. I due si conoscono nel 1997 quando il giovane e un po' introverso pianista inizia a frequentare la palestra di Campisi entrando presto in un vortice di soldi, affari e belle donne. I due Max diventano infatti soci in affari ma i problemi economici sono dietro all'angolo.



Nel frattempo, il fratello di Lisini, Alessandro, torna da Roma depresso e senza lavoro. Va a vivere con la madre ma Massimiliano è costretto a dividere con lui i proventi del locale di famiglia (una pizzeria) che il pianista decide di vendere a Campisi che diventa così a tutti gli effetti l'unico proprietario. Nel 2002 Campisi si trova indebitato con le banche, il locale viene ipotecato e ogni rendita bloccata. Alessandro però reclama con forza la sua parte: l'avvocato Luciano Sampietro, che assiste la madre di Andrea, riferisce che il giovane era terrorizzato tanto da prendersi un cane dobermann.



Alessandro Lisini viene trovato nel 2005 impiccato alla ringhiera della villetta di Monfalcone dove abitava ma sul capo aveva una profonda ferita e le gambe toccavano la terra ferma. Non solo: Sampietro racconta che le macchie di sangue andavano dalla fioriera fino al suo appartamento "come se il corpo fosse stato trasportato". Il caso viene archiviato come suicidio ma la madre è convinta che qualcuno abbia assassinato suo figlio.



Tornato dal Venezuela, Massimiliano Lisini viene convinto da Campisi ad investire i pochi soldi che ha guadagnato da un ingaggio come pianista nell'apertura di un locale in Slovenia ma poco prima dell'inaugurazione un incendio manda a monte il progetto.



Arriva l'estate del 2007: Campisi chiede a Lisini di andare a prendere la giovane ballerina alla stazione dei pullman di Udine: lei è reduce da un viaggio di 11 ore. La tesi viene confermata solo dal titolare del Diamantis dove quella sera stessa Andrea si sarebbe esibita ma non dalle altre ragazze che lavoravano nel locale nè dal Dj. Campisi non conosce direttamente la ragazza, ne ha solo sentito parlare dalla moglie, anche lei di nazionalità ceca, amica di Renata che a sua volta è l'amica del cuore di Andrea.



Tra Renata, il marito Thomas e Andrea il rapporto è anche di affari: la coppia decide di acquistare un locale notturno a 300 km da Praga promettendo ad Andrea la gestione ma è solo grazie alla sua firma di garanzia che riescono ad ottenere il mutuo le cui rate vengono però pagate da Andrea per un milione di corone. Due giorni prima di morire, la giovane ballerina riceve una serie di telefonate che la mettono in agitazione. Renata e Thomas la vengono a prendere sotto casa per portarla via ma Andrea piangeva, riferisce la mamma ignara che la figlia dovesse andare in Italia.



Troppi gli interrogativi ancora aperti: come avrebbe potuto Lisini sotto effetto di 80 compresse di un potente psicofarmaco uccidere la ballerina e poi inscenare il proprio suicidio a 20 km di distanza? Perché avrebbe nascosto sotto un asciugamano il tubo di gomma collegato alla marmitta dell'auto per saturare l'abitacolo di gas? E poi ancora, la Lancia venne trovata con tutte le porte chiuse tranne quella posteriore sinistra: con la chiusura centralizzata non può accadere. Unica ipotesi, secondo Sampietro, è che una persona, con Lisini privo di vita, sia dovuta uscire dalla porta posteriore rimasta aperta.



Il 17 luglio gli inquirenti trovano nell'appartamento del pianista il corpo di Andrea disteso sul letto. L'appartamento è saturo di gas. Attorno alla giovane c'è tanto sangue fuoriuscito da una profonda ferita alla testa: qualcuno l'ha colpita? Lo sportello del frigorifero è spalancato - rivela l'inchiesta - di modo che il termostato, attivando il raffreddamento, facesse scoccare la scintilla che avrebbe fatto esplodere l'appartamento ma il diabolico piano viene sventato da un salvavita.



Non solo: viene scoperta anche una bottiglia di vodka di una marca introvabile in Italia e una cicca di sigaretta. Lisini però era astemio e non fumava. Dall'autopsia non sono emerse tracce di alcol. I cellulari di Andrea e Massimiliano non vennero trovati. Tra i due non ci fu nessun contatto telefonico quando la ballerina arrivò a Udine.



La madre della giovane, ai microfoni di Chi l'ha visto, riferisce di essere andata in banca dopo la morte della figlia per ritirare i suoi soldi ma l'impiegata le disse che un'altra mamma con la figlia era venuta a chiederli: «Era la madre di Renata con Renata stessa ma non aveva i documenti».



Infine due episodi non trascurabili per cercare di sbrogliare la matassa: qualche giorno prima del 17 luglio qualcuno avrebbe rubato dalla Lancia qualche decina di euro, un orologio ma soprattutto le chiavi dell'appartamento del pianista alla cui porta, alle 3 di notte di qualche tempo prima, un uomo aveva bussato con insistenza gridando: "So che sei dentro, apri".
Ultimo aggiornamento: 16:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA