Fusione Camere di commercio:
industriali e artigiani all’attacco

Sabato 2 Agosto 2014 di Paolo Francesconi
Fusione Camere di commercio: industriali e artigiani all’attacco
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VENEZIA - La riforma delle Camere di commercio spacca il mondo economico veneto e lo strappo ha tutta l’aria di non essere un temporale estivo, ma il primo atto pubblico di un contrapposizione destinata a spostare gli equilibri e i pesi tra i principali attori del sistema economico. Roberto Zuccato e Giuseppe Sbalichiero, presidenti regionali di Confindustria e Confartigianato, prendono posizione a favore della riforma Renzi (decreto in discussione in Parlamento), contrastata invece con decisione da Unioncamere veneta, guidata da Fernando Zilio, presidente dell’ente camerale di Padova, il più grosso dei sette provinciali. Tra i nodi della riforma c’è la riduzione del diritto camerale pagato dalle aziende (a regime del 50%). In Veneto, intanto, è stata avviata la fusione tra le Camere di Venezia e Rovigo (l’ultima parola spetta però al ministero dello Sviluppo). Anche Belluno è destinata ad aggregarsi: la prima opzione è Treviso. C’è un piano B (Vicenza), e pefino un piano C, con Padova disponibile in caso di difficoltà, in nome e sulla falsariga dell’estensione della diocesi.

Ma sono gli industriali e gli artigiani a lanciare la sfida al sistema camerale: «Il Veneto attui una vera riforma e abbandoni posizioni conservatrici - dicono - Anticipi e non subisca il cambiamento». Le due organizzazioni mettono nero su bianco i punti della riforma che vorrebbero: accorpamento delle Camere o aggregazione in un unico soggetto regionale, riduzione e selezione delle funzioni, stop ai finanziamenti a pioggia, riduzione della governance con gratuità degli incarichi e limiti al trattamento economico del personale, aggregazione di aziende, riduzione e cessione delle partecipazioni societarie non strategiche. Quanto al diritto camerale, «va bene la riduzione perchè - osserva Zuccato - lungi dall’essere un taglio lineare indiscriminato e una penalizzazione, dà una spinta positiva a ridefinire ruoli e funzioni. Si è predicato che la pubblica amministrazione non deve occupare spazi che il privato e le sue organizzazioni già svolgono e invece abbiamo assistito al moltiplicarsi di aziende speciali, aumento di partecipazioni, patrimonializzazioni immobiliari, contributi a pioggia». Mentre Sbalchiero sottolinea che «il risparmio dato dal dimezzamento del tributo è oggettivo. Non è pensabile che nulla cambi, altrimenti si rischia di raccogliere denaro solo per pagare la sopravvivenza degli enti. Un ottimo risultato si può ottenere, come propone l’assessore regionale Coppola, dal dialogo cone le imprese».

A muso duro la replica di Unioncamere, impegnata in prima linea contro la riforma: «Sarebbe stato bello che queste cose fossero venuti a dirle nelle nostre riunioni - ribatte Zilio - Anche perchè cinque su sette presidenti delle Camere sono espressione di Confindustria e Confartigianato: Tognana a Treviso, Riello a Verona, Mariani a Vicenza, Belloni a Rovigo e Curto a Belluno. Guardassero prima in casa loro: sono così entusiasmanti i risultati di molti enti guidati da industriali? Sono stati in grado di dare vita ad una sola Confindustria e Confartigianato regionale?». E nel merito? «Le Camere stanno rispondendo con i fatti. Gli accorpamenti vanno benissimo: invito i presidenti di Vicenza, Verona, Treviso ad un incontro per costituire una sola Camera. Essendo Padova la più grossa, la sede sarà lì, le altre saranno sedi distaccate». Funzioni e contributi? «Le Camere non devono essere un bancomat ad uso delle categorie, conta concentrare i fondi su pochi temi importanti - rilancia Zilio - Adesso ci danno addosso, però hanno la memoria corta. Quanto ai finanziamenti, basta andare a vedere chi li ha ottenuti». La cessione delle troppe partecipazioni non strategiche? «È prevista per legge. A Padova le abbiamo messe in vendita, nessuno si è fatto avanti per comprarle. Se ci sono Camere in ritardo, si rivolgano a loro». Infine il nodo del taglio al tributo camerale. «Loro sono convinti che, riducendolo, verrebbero depotenziati alcuni servizi che potrebbero essere presi in carico dalle categorie - conclude Zilio - Ma non sono preparate. A farne le spese invece saranno le imprese perchè si distribuiranno molti meno fondi».
Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 08:25

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