La rabbia è un’emozione forte. Serve a farsi notare, a rivendicare il proprio posto nel mondo. A volte serve anche per ritrovare l’equilibrio con stessi e con...
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La sua unica valvola di sfogo contro la solitudine erano i tuffi, l’angolo che Alessandro aveva ritagliato per sé, in cui rifugiarsi e provare a dimenticare per un attimo le difficoltà di tutti i giorni. E poi i tatuaggi, il modo per gridare al mondo «Non sono invisibile, esisto anch’io!», segno tangibile di quella rabbia, incisa sulla pelle.
Oggi, dopo tanti sacrifici, suoi e della mamma, Alessandro ha raggiunto l’obiettivo di diventare un tuffatore professionista. Sulla piattaforma dei 27 metri Alessandro è concentrato, domina le emozioni, controlla corpo e mente. Si libra nell’aria compiendo incredibili acrobazie aeree, frutto di tanto duro lavoro, portato avanti con determinazione giorno dopo giorno. Da campione di high diving, conquista podi e medaglie, sfidando i più grandi atleti di questo sport. Il grande sogno di Ale è vincere la Red Bull Cliff Diving World Series e ce la sta mettendo tutta per coronarlo.
A Roma, dove si è trasferito dopo un periodo a Trieste prima e a Strasburgo poi, si allena instancabile: «La mattina mi alzo molto presto perché so che posso rimanere bloccato nel traffico e non voglio fare tardi agli allenamenti. In palestra e in piscina lavoro sodo per migliorare come atleta e perfezionare i tuffi che porterò in gara. So che la strada non è semplice, ma voglio dare il massimo per realizzare il mio sogno: diventare il nuovo Campione della World Series». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino