Red Bull Cliff Diving, De Rose si racconta: «Mi tatuavo per non essere invisibile»

La rabbia è un’emozione forte. Serve a farsi notare, a rivendicare il proprio posto nel mondo. A volte serve anche per ritrovare l’equilibrio con stessi e con...

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La rabbia è un’emozione forte. Serve a farsi notare, a rivendicare il proprio posto nel mondo. A volte serve anche per ritrovare l’equilibrio con stessi e con gli altri. Alessandro De Rose, unico italiano in gara nella Red Bull Cliff Diving World Series, a 14 anni di rabbia ne provava tanta, verso la vita che gli aveva portato via il papà troppo presto, verso la mamma, “colpevole” a suoi occhi di adolescente di essere assente perché troppo impegnata a lavorare: «Ero arrabbiato con mia madre e le davo la colpa di lasciarmi solo – spiega Alessandro - Non capivo che in realtà stava facendo di tutto per aiutarci e permetterci di andare avanti».


La sua unica valvola di sfogo contro la solitudine erano i tuffi, l’angolo che Alessandro aveva ritagliato per sé, in cui rifugiarsi e provare a dimenticare per un attimo le difficoltà di tutti i giorni. E poi i tatuaggi, il modo per gridare al mondo «Non sono invisibile, esisto anch’io!», segno tangibile di quella rabbia, incisa sulla pelle.

Oggi, dopo tanti sacrifici, suoi e della mamma, Alessandro ha raggiunto l’obiettivo di diventare un tuffatore professionista. Sulla piattaforma dei 27 metri Alessandro è concentrato, domina le emozioni, controlla corpo e mente. Si libra nell’aria compiendo incredibili acrobazie aeree, frutto di tanto duro lavoro, portato avanti con determinazione giorno dopo giorno. Da campione di high diving, conquista podi e medaglie, sfidando i più grandi atleti di questo sport. Il grande sogno di Ale è vincere la Red Bull Cliff Diving World Series e ce la sta mettendo tutta per coronarlo.


A Roma, dove si è trasferito dopo un periodo a Trieste prima e a Strasburgo poi, si allena instancabile: «La mattina mi alzo molto presto perché so che posso rimanere bloccato nel traffico e non voglio fare tardi agli allenamenti. In palestra e in piscina lavoro sodo per migliorare come atleta e perfezionare i tuffi che porterò in gara. So che la strada non è semplice, ma voglio dare il massimo per realizzare il mio sogno: diventare il nuovo Campione della World Series». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino