Quindicenne morto annegato a Padova, l’appello: «Chi sa qualcosa parli»

(servizio di Brando Fioravanzi) TREVISO-PADOVA - «Chi sa qualcosa parli». E’ questo l’appello lanciato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

(servizio di Brando Fioravanzi)

TREVISO-PADOVA - «Chi sa qualcosa parli». E’ questo l’appello lanciato nelle scorse ore da Halima Ben Bouchaib, nota referente della comunità marocchina. Sabato sera, durante la festa per lo “Iftar” (pasto serale consumato dai musulmani che interrompe il loro digiuno quotidiano durante il mese islamico del Ramadan) andata in scena al Villaggio Solidale di Treviso in occasione della cena multiculturale organizzata a conclusione del progetto “World’s Kitchens”, Ben Bouchaib ha voluto chiedere alla folta comunità marocchina trevigiana di non ampliare ancora di più l’omertà oggi presente intorno al caso di Ahmed, il 15enne ritrovato senza vita nei giorni scorsi nelle acque del Brenta tra Torre e Cadoneghe (Padova). Sul suo corpo non è stato difatti rilevato alcun segno di violenza, mentre si attende ancora l’esito degli esami tossicologici per capire se prima del decesso possa aver assunto qualcosa.

In ogni caso, la Procura di Padova continua ad indagare anche per istigazione al suicidio, tanto che la Squadra Mobile di Padova ha già sequestrato la Playstation ed il cellulare del ragazzo per valutare possibili profili legati al cyberbullismo, come in molti intorno alla famiglia pensano. «Raccontate quello che sapete di Ahmed – dice Ben Bouchaib – Questo per dare un po’ di conforto e solidarietà ad una mamma distrutta dal dolore. È necessario che casi come questo non accadano mai più».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino