Delta che sprofonda, Gasparini (Parco): «Urso venga a vedere perché non vogliamo le trivelle in Polesine» Video

PORTO TOLLE (Rovigo) - Lo scheletro affiora dall’acqua, alla confluenza tra la Sacca degli Scardovari e il Po di Gnocca. È l’immagine-simbolo della subsidenza...

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PORTO TOLLE (Rovigo) - Lo scheletro affiora dall’acqua, alla confluenza tra la Sacca degli Scardovari e il Po di Gnocca. È l’immagine-simbolo della subsidenza in Polesine: il magazzino del riso a Porto Tolle, che fino all’alluvione del 1966 era raggiungibile da terra, ora è un edificio scarnificato che annaspa nell’oblio. «Ma noi non riusciamo a dimenticare cos’è successo, per questo non possiamo permettere che accada di nuovo: il ministro Adolfo Urso venga a vedere con i suoi occhi quali sono gli effetti delle trivellazioni in Alto Adriatico», dice Moreno Gasparini, sindaco di Loreo e presidente del Parco del Delta, alla testa della mobilitazione contro il decreto Aiuti Quater sostenuta anche dal governatore Luca Zaia.



NUMERI
Osservata da qui, lungo la strada Belvedere che corre sull’argine, la situazione è chiara: il piano di campagna, da una parte, sta ben al di sotto del livello del fiume, dall’altra. «Come diciamo noi ai turisti, questo è l’unico posto al mondo in cui gli uccelli volano più in basso di dove nuotano i pesci», sorride amaramente la guida ambientale Sara Bianchi, guardando i gabbiani che planano sulle colture.

Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico, mette in fila i numeri: «I territori delle province di Rovigo e di Ferrara sono stati interessati dallo sfruttamento di giacimenti metaniferi dal 1938 al 1964. L’estrazione innescò un’accelerazione, nell’abbassamento del suolo, decine di volte superiore ai livelli normali con punte massime di oltre 3 metri dal 1950 al 1980. E recenti rilievi effettuati dall’Università di Padova hanno evidenziato un ulteriore abbassamento di 50 centimetri nel periodo 1983-2008 nelle zone interne del Delta del Po». Aggiunge il presidente Gasparini, esponente della lista di centrodestra Cambiare Loreo: «Il fenomeno continua al ritmo di 2 centimetri all’anno, perché un centimetro cala il terreno e un centimetro cresce l’acqua. Figuriamoci se fossero di nuovo in funzione le trivelle. Tutto questo, oltretutto, per soddisfare appena il 2% del fabbisogno italiano: davvero ne vale la pena?».

SPACCATURA
La protesta in provincia di Rovigo è trasversale agli schieramenti. La voce dissonante arriva semmai da Verona, con il deputato Flavio Tosi di Forza Italia: «Comprendo le motivazioni degli amici polesani, ma oggi ci sono tecnologie in grado di superare ampiamente la subsidenza del suolo. Ed è compito dei tecnici normare le estrazioni del gas in piena sicurezza. Non c’è nemmeno il rischio di rovinare il paesaggio del meraviglioso Delta del Po, perché le trivelle a 17 chilometri dalla costa non si vedrebbero». Ma nella maggioranza che sostiene il governo Meloni, tra le file degli stessi Fratelli d’Italia, la spaccatura è evidente malgrado la disponibilità del ministro Urso al tavolo tecnico, concordato con il presidente Zaia sulla scia della clausola di verifica della subsidenza inserita nel decreto. «Non mi accontento e non ci fermeremo qui: faremo il possibile per evitare che queste trivelle arrivino in Polesine», rilancia infatti il senatore Bartolomeo Amidei.

INCREDULITÀ
Nell’aria umida di novembre non si respira solo paura: a serpeggiare, fra i 9 Comuni del Parco, è pure un senso di incredulità. «Questo territorio – spiega Gasparini – ha imboccato da tempo un percorso che va nella direzione della salvaguardia dell’ambiente e della valorizzazione dei prodotti tipici: dal riso alle cozze, dallo zafferano alle ostriche. Non a caso il Delta del Po fa parte della rete mondiale delle riserve di biosfera dell’Unesco. Quindi la gente si chiede: com’è possibile che a Roma vogliano farci sprofondare?». Una delle argomentazioni utilizzate dai favorevoli alle estrazioni è che intanto, dall’altra parte dell’Adriatico, «stanno portando via tutto il gas». Il comitato No Trivelle Rovigo ribatte citando i dati del ministero italiano dell’Ambiente e dell’agenzia croata per gli Idrocarburi: «Dal mare la Croazia produce circa 1,2 miliardi di smc (standard metro cubo, ndr.) di gas all’anno; dal mare l’Italia ne produce di più: 1,8 miliardi; il consumo annuale croato è di 2,5 miliardi di smc; l’Italia consuma di più, molto di più: 71 miliardi di smc. Questo soprattutto perché la Croazia ha una popolazione di circa 4 milioni di abitanti, l’Italia ne ha quasi 60 milioni». Chiosa di Gasparini: «Non scordiamo poi che le coste croate sono protette dalle rocce». 

SINDROME NIMBY
La sottolineatura vale, per il numero uno del Parco, a escludere una “sindrome Nimby” alla polesana: «Non siamo di quelli che dicono “not in my back yard, non nel mio cortile” per partito preso. Capiamo perfettamente che anche altre zone hanno le loro buone ragioni per non volere le trivellazioni. Ma noi abbiamo già patito sulla nostra pelle le conseguenze della subsidenza. Sarebbe sicuramente meno impattante un aumento di potenza del rigassificatore al largo: da 8 è già passata a 9, ma può ulteriormente salire a 12 miliardi di metri cubi di lavorazione del gas liquido che arriva dal Qatar. Che poi, a dirla tutta: il Governo vuole estrarre il metano, il che fa abbassare il terreno, con il risultato di produrre maggiore anidride carbonica, il che fa sciogliere i ghiacciai e alzare il livello del mare... Ha senso tutto ciò?».

Foto: Moreno Gasparini, presidente Parco del Delta del Po e sindaco di Loreo

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Il Gazzettino