Scoperto in Italia il primo caso di edera velenosa

Un team di botanici dell'Orto e Museo Botanico dell'Università di Pisa ha scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione della cosiddetta "edera...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un team di botanici dell'Orto e Museo Botanico dell'Università di Pisa ha scoperto il primo caso in Italia di naturalizzazione della cosiddetta "edera velenosa", una specie aliena originaria del Nord America e di alcune parti della Cina. È quanto annunciato, in una nota, dal Cidic, Centro per l'innovazione e la diffusione della cultura dell' Università di Pisa.

Il ritrovamento di una grossa popolazione completamente spontaneizzata è avvenuto in località Sassi Neri a Impruneta (Firenze) ad opera di Giovanni Astuti, Francesco Roma-Marzio e Roberta Vangelisti. I tre ricercatori hanno documentato la scoperta in un articolo sulla rivista Italian Botanist, organo ufficiale della Società Botanica Italiana. I campioni raccolti sono stati inseriti nell'erbario del Museo botanico pisano.

L'edera velenosa non era mai stata trovata in Toscana e per l'Italia c'erano solo due segnalazioni storiche per il Trentino-Alto Adige risalenti al 1893 e al 1930, come specie occasionalmente sfuggita alla coltivazione, si spiega ancora.

Si tratta di una pianta fortemente tossica, che provoca dermatiti da contatto che, nel solo Nord America, colpiscono milioni di persone ogni anno. E' dunque importante che le amministrazioni e la popolazione locale siano consapevoli della pericolosità di questa specie.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino