Ultimo saluto a madre e figlia uccise dalla follia del padre e marito killer

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CONEGLIANO - Si erano rifugiate a Conegliano, Gabriela e Renata Alexandra Trandafir. Per un mese e mezzo erano state ospitate in città  per fuggire alla furia di quell'uomo ormai incontrollabile. A farle tornare solo il pensiero del figlio adolescente, rimasto nella casa del padre a Castelfranco Emilia. Ma quel ritorno ha fatto ripartire la spirale di minacce, litigi, violenze.

Fino al tragico epilogo lunedì scorso, quando Salvatore Montefusco, 69 anni, impresario edile ha sparato alle due donne sulla porta del giardino con un fucile detenuto illegalmente, intimando al figlio che stava cercando di difendere la madre di allontanarsi per non fare la stessa fine. La duplice sepoltura oggi - 21 giugno - nel cimitero di San Giuseppe non è solo, come sottolinea il sindaco Fabio Chies un atto di civiltà. È il gesto per la memoria di un luogo in cui la tormentata vita famigliare di Gabriela, 47 anni e di sua figlia Renata Alexandra, 22, aveva trovato un barlume di quiete e normalità.

LE ESEQUIE
Non è il tempo dei commenti o dei ricordi, fanno capire i famigliari della donna uccisa quattro giorni fa con un fucile a canne mozze in una villetta di Castelfranco Emilia insieme alla figlia. Ieri Elena Tiron, la sorella di Gabriela, che ha assunto su di sé tutte le strazianti incombenze di questo difficile momento, è arrivata in Emilia Romagna. E oggi a dare l'ultimo saluto a Gabriela e a sua figlia secondo la professione di fede ortodossa ci saranno anche i fratelli delle donne e gli anziani genitori, arrivati dalla Romania. Sarà anche il giorno in cui la famiglia di Elena potrà rivedere il figlio che la donna aveva avuto con Montefusco, oggi affidato alle cure di un assistente sociale. I Comuni di Castelfranco Emilia e di Conegliano hanno fatto quadrato intorno alla famiglia di Elena agevolando ogni procedura. «Resta una domanda che scuote le nostre comunità- sottolinea il sindaco Fabio Chies - come sia possibile che dopo tre denunce circostanziate Elena e sua figlia siano state lasciate sole». Una domanda che la sorella della donna non ha neppure la forza di porsi oggi.
IL RAPPORTO
Elena, da anni residente a Conegliano dove lavora come responsabile vendite da H&M nell'ultimo difficile anno ha cercato di proteggere e tutelare la sorella e la nipote. La dinamica di coppia era ormai diventata tossica: le liti continue avevano portato alla decisione di avviare l'iter per al separazione. Rimanevano i nodi economici. Secondo quanto Renata Alexandra aveva riferito a un'amica la sera prima di morire, il patrigno si opponeva alla decisione di Gabriela di vendere la villetta famigliare. Era certa, la 22 enne cresciuta da Montefusco con il quale i rapporti era da tempo deteriorati, che avrebbe fatto qualcosa. Un presentimento rivelatosi poi tragica realtà. Gabriela Trandafir aveva infatti denunciato il marito per maltrattamenti una prima volta nel luglio 2021 con un'integrazione ad agosto e una nuova denuncia a dicembre. Oltre ai maltrattamenti, le carte processuali parlano di atti persecutori e stalking. L'ultima udienza era stata posticipata al 5 di luglio.
IL PRECEDENTE


Il filo dei lutti corre alla storia di Irina Bakal, 20 anni, uccisa a sassate dall'ex fidanzato Michail Savciuc, 19 insieme al bambino che portava in grembo il 19 marzo 2017. Una scia di violenza che pare non volersi arrestare e che reitera dinamiche malate e pericolose sempre giocate nella sfera degli affetti più intimi. «Per questo è fondamentale che come istituzioni facciamo molto di più per tutelare e rassicurare le donne - ribadisce Chies - chi è vittima di violenza famigliare deve sapere di potersi rivolgere alle Forze dell'Ordine con la fiducia di essere creduta e aiutata immediatamente. C'è sempre più attenzione ma il femminicidio è una piaga sociale ancora di impatto drammatico. Morire per mano del proprio compagno non è possibile nel 2022».
 
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Il Gazzettino