VICENZA - La vicenda della "gara" su Whatsapp per vedere chi faceva più male ai pazienti del pronto soccorso infiamma gli animi. Il clima al San Bortolo è...
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Dopo la dura presa di posizione del governatore Luca Zaia, che invita la Procura a indagare, anche l'assessore regionale Coletto va giù pesante: «La linea dura annunciata dal presidente della Regione è l'unica possibile. Sono arrabbiato e addolorato perché, al di là delle conseguenze sul piano disciplinare e giuridico, che mi auguro esemplari, siamo anche di fronte al tradimento della deontologia e dell'etica professionale, che per un operatore della sanità è di una gravità assoluta». È questo il commento dell'assessore alla Sanità della Regione Veneto Luca Coletto sulla vicenda della «gara» sull'uso e il numero delle cannule per i pazienti che avrebbe visto protagonisti alcuni medici e infermieri dell'ospedale di Vicenza. «Sarebbe inaccettabile anche se solo avessero scherzato sul web - aggiunge l'assessore - ma temo che non sia così. In ogni caso, anche per tutelare il buon nome di decine di migliaia di operatori della sanità veneta che trattano i malati come figli, mi auguro che la cosa possa essere valutata con rigore anche dall'Ordine dei Medici, da sempre insostituibile garante del giuramento di Ippocrate. Per parte mia chiedo a queste persone di farsi un profondo esame di coscienza, traendone onestamente tutte le conseguenze del caso».
«È una vicenda di estrema gravità - dice il dg dell'Ulss 6 Giovanni Pavesi -, al di là del fatto che gli episodi siano effettivamente avvenuti o meno. Appena conosciuto il caso ci siamo immediatamente attivati. Da una parte abbiamo indagato, incrociando date e orari della chat con le cartelle cliniche, per capire se ci sono stati dei comportamenti inappropriati, di cui non abbiamo trovato riscontro. Abbiamo aperto un procedimento disciplinare concluso con rapidità, nei limiti delle prove raccolte. Abbiamo inoltre trasmesso tutta la documentazione agli Ordini Professionali. Il mio pensiero va innanzitutto ai cittadini e a chi può essere stato oggetto della vicenda, a cui vanno le scuse di tutta l'azienda. A tutti i vicentini però voglio dire che possono e devono continuare ad avere fiducia nel Pronto Soccorso dell'Ospedale S. Bortolo, perchè la superficialità di otto operatori non deve inficiare il lavoro quotidiano di uno staff composto da 21 medici, 50 infermieri e 21 operatori socio-sanitari».
«Quello che è successo ha dell’incredibile, sono profondamente indignato – ammette Jacopo Berti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale - in quanto vicepresidente della Commissione Sanità sento la responsabilità di fare tutto quanto in mio potere per scovare e punire gli autori di questa barbarie. Abbiamo già chiesto che il direttore generale dell’Asl di riferimento venga in Commissione a relazionare sull'accaduto: fare giustizia è doveroso per la dignità di questi pazienti, per il dolore dei loro parenti e per la tutela di una sanità, quella veneta, che non può venire macchiata da episodi del genere».
«Un fatto preoccupante e inaccettabile. Non si gioca con la salute e con la vita delle persone. Il reparto di Pronto soccorso di Vicenza, nonostante le centinaia di accessi giornalieri e nonostante le permanenti difficoltà di investimenti e organico, rimane un reparto di eccellenza della sanità vicentina e veneta. Chi ha l'onore di poter operare in un reparto così prestigioso deve avere la maturità e di affrontare il proprio lavoro ogni ora, ogni giorno con la massima serietà per il benessere di ogni paziente». Lo sottolineano, in una nota, i deputati del Pd Daniela Sbrollini, vicepresidente della commissione Affari Sociali e Sanità alla Camera dei Deputati e Federico Ginato. «L'assistenza diretta al Pronto Soccorso è un servizio delicato e difficile, atteggiamenti poco professionali non possono essere ammess.
Il Gazzettino