Cocaina e clandestini: smantellata banda italo-albanese, 15 indagati

La Questura di Vicenza
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VICENZA - Una complessa indagine della Polizia di Stato della Questura di Vicenza, durata circa due anni e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha permesso di disarticolare un’organizzazione criminale di soggetti italiani ed albanesi, dedita all’importazione e allo spaccio di cocaina nel capoluogo berico. L’attività investigativa ha evidenziato come la banda fosse riuscita a impiantare un notevole traffico di droga che veniva dapprima acquistata in diverse realtà del Nord-Italia per poi essere rivenduta a clienti “fidelizzati” nel Vicentino, tra cui professionisti, manager ma anche persone di ceto medio-basso. La cocaina, da più esami risultata purissima, veniva venduta a circa 120 euro al grammo.


L’operazione si è conclusa oggi con la notifica dell’avviso conclusioni indagini emesso dalla Procura della Repubblica a carico di 15 soggetti deferiti a vario titolo per i reati di vendita e detenzione di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento aggravato dell’ingresso e della permanenza illegale sul territorio dello Stato di straniero clandestino, impiego di lavoratori stranieri clandestini, falso in titoli di soggiorno, corruzione, omissione di atti di ufficio, traffico di influenze illecite, favoreggiamento, falso materiale e ideologico in atti pubblici e autorizzazioni amministrative. Dei 15 indagati 11 (5 italiani e 6 albanesi) risultano essere dediti all'attività di narcotraffico.

Notevole la capacità operativa della banda che, oltre a intimidire con aggressioni e minacce alcuni acquirenti di droga restii a saldare i pagamenti - proprio da un episodio simile, ai danni di un nordafricano, ha avuto inizio l'indagine - aveva fatto ottenere almeno quattro titoli di soggiorno e pertinente documentazione a membri del gruppo che, in tal modo, erano riusciti a “sanare” illecitamente la propria condizione di clandestinità in Italia. Ciò attraverso la corruzione dell’ex dirigente della Squadra Mobile della Questura di Vicenza, Michele Marchese (che peraltro non fa più parte da oltre un anno della Polizia) che, in cambio di cocaina fornitagli dall’elemento di “vertice” dell’organizzazione, si era attivato per procurare i titoli di soggiorno intercedendo con l'ufficio immigrazione attraverso false attestazioni di collaborazioni di giustizia da parte dei beneficiari e, in un’occasione, producendo addirittura una ricevuta contraffatta.


L'ex funzionario è indagato anche per omissione di atti di ufficio e falso in atto pubblico avendo prodotto documentazione alterata per evitare di applicare una sanzione amministrativa della sospensione della patente di guida irrogata dalla Prefettura a carico del capo della banda.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino