Vicenza, giochi politici sui Mondiali di ciclismo

Vicenza, giochi politici sui Mondiali di ciclismo
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VICENZA «Avvocato, lo facciamo questo campionato di ciclismo a Vicenza?». Il signor Gabriele sta passando per Ponte nuovo a Vicenza. Vede Claudio Pasqualin, che fu il mitico procuratore di Alex Del Piero, inchioda e scende in tutta fretta dal suo velocipede. Gli chiede quello che tutti i veneti amanti delle due ruote vorrebbero sapere, dopo le prime indiscrezioni allarmistiche. Riuscirà il capoluogo berico a organizzare la corsa iridata del 2020, con partenza dal ponte della Libertà a Venezia, percorso in pianura tra le ville palladiane, passaggio vicino alla Rotonda e salita all'erta di Monte Berico da ripetere più volte, prima dello sprint in via Roma? Pasqualin scuote la testa. La risposta  non è ancora ufficialmente negativa, ma mentre le Olimpiadi invernali a Cortina devono fare i conti con gli ostacoli politici, rischia di restare un sogno l'idea a cui per cinque anni ha lavorato un gruppo ristretto di appassionati, in una terra che a questo sport ha dato grandi soddisfazioni.

LO ZAMPINOAnche in questi caso ci ha messo lo zampino la politica perché il governo non ha formalizzato la pratica per una fidejussione sufficiente a coprire le richieste dell'Uci, l'Unione Ciclistica Internazionale. La Regione Veneto è rimasta alla finestra. Ci ha messo lo zampino, probabilmente, lo strapotere e la convenienza dei vertici mondiali delle due ruote, favorevoli a una scelta che favorisca la Svizzera, nel Canton Vallese, dove l'Uci ha casa. E il piattino avvelenato è servito.
Con il lessico delle opposizioni, lancia lo sprint delle polemiche, di buon mattino, il segretario veneto del Pd, Alessandro Bisato, che accusa il governo pentastellato. «Non è ancora Natale, ma già piovono i pacchi del governo. Uno al giorno». Prima lo sci a Cortina, ora il ciclismo a Vicenza. «Non hanno voluto firmare e presentare la fidejussione chiesta dall'Uci. Governo e Regione Veneto battete un colpo, se ci siete. L'Uci ci sta soffiando i mondiali. Nessuno potrà dare la responsabilità di questa sconfitta a fantomatici poteri forti o all'Europa. È una figuraccia che ci stiamo costruendo tutta in casa».
A Vicenza avevano capito che le cose si stavano mettendo male quando l'impegno di garanzia richiesto dall'Uci non era stato perfezionato. Con il cerino in mano sono rimasti tre volonterosi vicentini che a questa passerella iridata ci tenevano, per amore dello sport e della città. In primis Claudio Pasqualin, poi l'assicuratore Sandro Belluscio, quindi l'imprenditore Moreno Nicoletti. L'impegno di un ente pubblico è richiesto dall'Uci perché un campionato mondiale non è un regalo a una città o a una regione, è un premio a un Paese per i suoi legami con il mondo della bicicletta. E l'Italia ha tutti i titoli. Per questo nel 2013 il terzetto illuminato e sognatore si è messo al lavoro. Ha preparto un dossier, studiato il percorso da Venezia a Vicenza, sostenuto due visite di ispezioni, spiegato le bontà di un progetto che sarebbe costato 14-15 milioni di euro, ma avrebbe movimentato ricchezze economiche e, soprattutto, passione popolare. L'anno scorso sembrava fatta. Poi qualcosa si è inceppato.
GLI SCIPPI«Abbiamo resistito al tentativo di scippo di altre regioni italiane racconta Pasqualin, alludendo all'epoca in cui imperava il governo Renzi, con il ministro Luca Lotti. Il governo ha dato il via libera alla fidejussione, ma solo da 3 miliardi e mezzo. Ce ne volevano almeno 5 e mezzo per pareggiare quella messa sul tavolo dagli svizzeri. L'allarme è scattato questa estate. Il presidente dell'Unione ciclistica italiana, Renato Di Rocco, è anche vicepresidente dell'Uci. Vai a sapere che cosa è accaduto nelle stanze che governano questo sport. All'improvviso è comparsa la candidatura vallese, fra Aigle e Martigny, dove ha sede l'Uci.
Il governo italiano è rimasto fermo. Nei giorni scorsi il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, vera eminenza grigia del partito, ha promesso di alzare la fidejussione a 8 milioni di euro. Troppo tardi perché, dovendola inserire nella manovra di stabilità, se ne parlerà solo dopo il 25 settembre quando l'Uci prenderà una decisione.
Le ultime speranze erano affidate a Luca Zaia e alla Regione. Ma il governatore, attraverso il suo staff, ha spiegato che per i mondiali a Cortina ha messo a disposizione 300 mila euro, non poteva fare di più con il ciclismo. Una somma inutile.

Istituzioni impantanate nel gruppone, a prendere il volo è la candidatura svizzera. L'avvocato Pasqualin che conosce il mondo politico e la politica che corrode il mondo sportivo, commenta, con la seraficità di un bollettino meteo: «Siamo sereni, noi abbiamo fatto tutto il possibile. Certo che perdere questa occasione per due soli milioncini...». La Lega aveva servito su un vassoio un appuntamento di enorme impatto popolare proprio nell'anno in cui si rinnova il consiglio regionale. Probabilmente qualcuno è stato distratto da altri problemi di governo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino