VICENZA - «È un vile raggiro quello in cui sono incappati due dipendenti dell’Ulss 6 di Vicenza, che hanno l’unica colpa di aver condiviso con circa...
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«Riscontriamo ancora una volta che chi dovrebbe sovraintendere e facilitare i rapporti tra e con il personale – spiegano il segretario nazionale Nursind Andrea Bottega ed il segretario provinciale Andrea Gregori - ha manipolato e dichiarato falsità che hanno dato il via a procedimenti disciplinari fondati su prove inesistenti e non veritiere, artatamente predisposte per colpire qualche lavoratore. Il datore di lavoro, infatti, ha svolto una dettagliata indagine, a cui è seguita l’archiviazione ed il richiamo scritto non per i fatti contestati, bensì per il solo utilizzo del cellulare personale durante l’orario di lavoro (due dipendenti su otto). Il rimprovero scritto è una sanzione disciplinare lievissima. La direzione generale dell’Ulss 6, come risulta dal procedimento, ha riscontrato la falsità delle accuse ed è in possesso delle prove della falsità».
«Falsità e manipolazione della chat – aggiungono Bottega e Gregori - hanno dimostrato che le accuse miravano a colpire qualche dipendente e non a tutelare i pazienti e lo stesso buon nome del San Bortolo di Vicenza. La notorietà del fatto a mezzo stampa, dopo l’archiviazione dei procedimenti, è la dimostrazione della volontà di colpire i lavoratori dipendenti, non di tutelare i pazienti. Inoltre, va precisato che fatti si riferiscono ai primi giorni di dicembre 2015 e solo ora, a chiusura dei procedimenti disciplinari, vengono ribadite le false accuse mosse nei confronti dei lavoratori, sostituendo le sanzioni contrattuali con la gogna mediatica».
Il Nursind di Vicenza è pronto a ribadire quanto già espresso, con ulteriori prove documentali, anche in sede giudiziaria, affinché si possa definitivamente dimostrare l’estraneità alle accuse e che le prove fornite erano false e manipolate. «Aspettiamo di essere convocati dagli organi ispettivi per fornire tutti i dettagli ed auspichiamo – concludono Bottega e Gregori - che per il fango mediatico rivolto alla categoria ed all’Ospedale, qualcuno sia chiamato a pagare ed a rispondere in proprio».
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Il Gazzettino