VICENZA - Una frode milionaria nel settore del commercio dell'oro è stata scoperta dalla Guardia di finanza che, coordinata dalla Procura di Vicenza, ha eseguito un...
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Il sistema di frode, basato sulla creazione e sull'interposizione fittizia di società «fantoccio» nella filiera commerciale, ha sfruttato l'emissione di fatture false per un totale di oltre 350 milioni di euro, che potrebbero aumentare con la ricostruzione dei rapporti emersi dalle recenti perquisizioni. L'organizzazione, agendo artificiosamente sull'attestazione di purezza dell'oro - pari o superiore ai 325 millesimi, oppure inferiore a questa soglia - aggirava in sostanza il regime di applicazione o meno dell'Iva, una delle discipline fiscali più complesse.
L'operazione è stata coordinata dal sostituto procuratore di Vicenza Luigi Salvadori. Il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo berico, in collaborazione con i colleghi della Gdf di Matera e di altri 10 reparti delle 'fiamme gialle' di diverse regioni, hanno eseguito un centinaio di perquisizioni personali e locali in 14 province: Vicenza, Milano, Roma, Bergamo, Lecco, Como, Alessandria, Ascoli Piceno, Arezzo, Bari, Napoli, Caserta, Matera e Potenza. Non solo gli amministratori erano dei prestanome, ma anche le sedi legali delle società cartiere erano fittizie: alcune proprio inesistenti, altre dichiarate presso negozi vuoti, fast food, in un caso perfino un centro sociale di Roma.
Pur non eseguendo alcun tipo di lavorazione sul metallo, le 'cartiere' rivendevano la merce riducendone il titolo di purezza. In questo modo la potevano cedere aggiungendo l'Iva, maturando così un debito da versare all'Erario. Conclusa l'operazione e incassato il denaro della vendita, i soldi «sparivano» dai conti correnti, lasciando gli improvvisati amministratori con debiti milionari nei confronti dello Stato. La merce, proveniente dalle società sane giungeva ad un destinatario finale reale, passando attraverso le 'cartiere', ma anche attraverso ulteriori società 'filtro', che evitavano un contatto commerciale diretto destinatario finale della merce (società sana ed operativa) e le società cartiere. Molti dei soggetti coinvolti si sono nel frattempo resi irreperibili, portando con sè la propria parte di bottino - il valore dell'Iva incassata, e mai più versata al Fisco - e tornando nei paesi d'origine. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino