Venzo (Confartigianato): «Il caso voucher nasconde l'alto costo del lavoro»

Sandro Venzo
VICENZA - L’osservatorio sul precariato dell’Inps, che analizza la dinamica dei flussi delle assunzioni e cessazioni, ha pubblicato i dati sui voucher tra gennaio...

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VICENZA - L’osservatorio sul precariato dell’Inps, che analizza la dinamica dei flussi delle assunzioni e cessazioni, ha pubblicato i dati sui voucher tra gennaio e ottobre 2016 evidenziandone il costante incremento di utilizzo, con un aumento del 32% rispetto al 2015, che a sua volta aveva fatto registrare un più 67% sul 2014.


«Va rilevato – commenta Sandro Venzo, componente della Giunta di Confartigianato Vicenza con delega alle politiche del lavoro e della formazione - che i dati non tengono conto degli ultimi interventi del Governo in tema di tracciabilità dei voucher: probabilmente si assisterà a un ridimensionamento del fenomeno e nei prossimi mesi verificheremo se ciò corrisponde a verità. Ma intanto quello che emerge è che le imprese manifestano con forza l’esigenza di coniugare flessibilità e costo del lavoro per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze del mercato».

Entrando più nello specifico dei voucher, denominati anche buoni-lavoro, secondo il dirigente Confartigianato «va rilevato come lo strumento in questi anni abbia subito varie evoluzioni, perdendo nel tempo la sua originaria valenza, che era quella di remunerare prestazioni accessorie, meramente occasionali. Il boom di questi ultimi anni, spinto da una normativa che ormai pone solo un limite economico per il loro utilizzo, ha comunque consentito a molte imprese di inserire al proprio interno personale in regola, coperto sia dal punto di vista previdenziale che assicurativo».


«Il tema di fondo che sta a cuore alle imprese, ed è il principale deterrente che impedisce l'inserimento di personale stabile - conclude Venzo - è l’elevato costo del lavoro. Prendiamo una retribuzione lorda mensile di 2 mila euro, riferita al settore artigiano: è inconcepibile che il costo per l’azienda sia superiore ai 3 mila euro, mentre il lavoratore di euro ne porta a casa netti 1.530.  Bisogna ripensare a interventi strutturali che rendano tutto ciò meno costoso, sia per le imprese che per i dipendenti. Le assunzioni a tempo indeterminato nel 2016 sono diminuite del 32%, una contrazione dovuta principalmente all’abbattimento degli incentivi previsti nel 2015 e fortemente ridimensionati nel 2016».
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Il Gazzettino