Caso Pfas, la Miteni si difende: «In 70 prelievi nessun valore fuori norma»

L'a.d. Nardone durante la conferenza stampa di oggi
TRISSINO - «Degli studi fatti sui terreni prima dell’ingresso dell’attuale proprietà, né io, né la proprietà né i manager...

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TRISSINO - «Degli studi fatti sui terreni prima dell’ingresso dell’attuale proprietà, né io, né la proprietà né i manager che lavorano in questa azienda ne sapevamo nulla. E nemmeno adesso ne sappiamo nulla, nei nostri archivi qui a Trissino non c’è niente». Con queste parole Antonio Nardone, amministratore delegato della Miteni Spa di Trissino, l'industria al centro della vicenda riguardante l'inquinamento da Pfas, ha iniziato oggi la conferenza stampa in cui i vertici dell'industria vicentina hanno fornito la loro versione dopo le accuse degli ultimi giorni.


«Abbiamo letto - ha precisato Nardone - che ci sarebbero fonti inquinanti sepolte a tre o quattro metri di profondità e viene raccomandato di fare ricerche fino a 10 metri. Noi in collaborazione con gli enti, e ovviamente a nostre spese, abbiamo fatto 70 prelievi nello stabilimento, in punti stabiliti insieme all’Arpav, sino a una profondità di 30 metri, arrivando fino alla falda. Da queste ricerche sui terreni non è emerso nessun valore fuori norma. E nel giro di qualche giorno pubblicheremo nel nostro sito i risultati, uno per uno, di queste analisi».

L'a.d. Nardone si è poi soffermato sulle responsabilità. «Quando il gruppo Icig - ha aggiunto il dirigente della Miteni - ha comprato da Mitsubishi nel 2009 questo stabilimento ha avuto garanzie scritte del rispetto di tutte le norme ambientali. Nel 2013 quando abbiamo fatto i rilevamenti nello stabilimento per ottenere la rigorosa certificazione ambientale, che abbiamo ottenuto, abbiamo rilevato la presenza di alcuni inquinanti non tabellati, cioè non soggetti ad essere denunciati agli enti. Li abbiamo denunciati lo stesso, abbiamo informato le autorità, esiste la lettera. Ed è da lì che è partita l’indagine del Cnr e poi gli approfondimenti dell’istituto superiore di sanità e tutto quello che stiamo vivendo oggi. La denuncia della presenza dei Pfas l’abbiamo fatta noi senza esservi obbligati. E siamo partiti subito con le bonifiche prima ancora che ci venisse chiesto».


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