Pedemontana, rischio ecomostro incompiuto: mancano 1,5 miliardi, ping pong politico sul che fare

Cantieri desolatamente verso lo stop
BASSANO/TREVISO - Il piatto piange. Manca almeno un miliardo e mezzo. E dove trovarlo? La Superstrada pedemontana veneta va in blocco. Tra chi dice che va finita e chi sostiene...

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BASSANO/TREVISO - Il piatto piange. Manca almeno un miliardo e mezzo. E dove trovarlo? La Superstrada pedemontana veneta va in blocco. Tra chi dice che va finita e chi sostiene che bisogna trovare un'alternativa alla prosecuzione dei lavori. Cantieri dappertutto, problemi dappertutto. Dopo l'audizione in Corte dei Conti il Covepa disegna uno scenario deludente: secondo Follesa & colleghi (c'era anche Matilde Cortese, la famosa esproprianda di Pianezze che chiamò i carabinieri all'arrivo delle ruspe sulla sua proprietà perché non aveva ancora firmato alcun accordo) «la Cassa depositi e prestiti, di fatto, ha deciso di sfilarsi dalla partita e non sarà garante al nuovo piano economico-finanziario di cui peraltro il commissario non è ancora in grado di fornire copia della bozza alla magistratura contabile». «Abbiamo anche appreso che il flusso di traffico reale stimato è del 75% inferiore a remunerare l'investimento - prosegue il Covepa -, tanto da rendere impossibile attivare ogni intervento alle condizioni di oggi... Abbiamo altresì appreso dalla magistratura erariale che l'onere di sostenere eventuali ricavi mancati patiti dal privato pesa sulle casse della Regione Veneto». In sostanza, sintetizzano, «ogni onere per i flussi di traffico mancanti é a carico della Regione. A fronte di un panorama così cupo e a fronte di un tonfo memorabile, abbiamo potuto appurare che il fronte dei sindaci pro Spv si è spaccato tanto che è rimasto a fianco di Vernizzi solo il primo cittadino di Montebelluna assieme ad altri».

 

Mentre il Covepa cavalca il «noi l'avevamo detto» e il suo attivista Francesco Celotto parla di «project financing farlocco», infuria la polemica politica. Nelle ultime ore lo scontro è stato tra il leghista Nicola Finco e i Cinquestelle. «Non so se i consiglieri del M5s che chiedono di fermare i lavori - ha dichiarato Finco - si rendono conto dello stato di avanzamento dei lavori. Interrompere adesso l’opera significa lasciare aperta una ferita nel cuore del Veneto impossibile da rimarginare, un ecomostro. Visto che parlano di scandalo e di spreco di denaro pubblico li invito a presentarsi alla Procura della Repubblica, se hanno qualcosa di concreto da denunciare lo facciano. Il presidente Zaia sta trattando con il Governo con l’unico scopo di trovare una soluzione per completare questa nuova arteria stradale così importante per il nostro territorio e la sua economia. Non ci sono fantomatici piani B». Al che il consigliere regionale pentastellato, Manuel Brusco, ha ribattuto: «Non abbiamo detto che la strada non s'ha da fare, anzi. L'incontro a Bassano, con sindaci e associazioni, è nato proprio per ascoltare il territorio e trovare un'alternativa a questa situazione. Questa grande opera, che rischia di diventare l'ennesima grande incompiuta di questa regione può trasformarsi in un vero ecomostro se verrà completata come la vogliono Zaia e Vernizzi. Per noi la Spv va portata avanti, ma dove serve, quando serve e come serve. Bisogna dire correttamente che a oggi manca un miliardo e mezzo di euro all'appello, e per questo l'opera si è arenata. Perciò è arrivato il momento di concertare con il territorio, che anni fa ha sposato il progetto perché ammaliato da promesse di opere accessorie che non verranno realizzate». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino