Bulloni e chiodi non a norma: sequestrata la galleria Malo della Pedemontana

La galleria Malo
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MALO – Non c’è pace per la Pedemontana nel tratto maladense: per una questione di bulloni e chiodi privi del marchio CE il 3 aprile la galleria Malo che da San Tomio una volta realizzata condurrà in sei chilometri a Castelgomberto è stata posta sotto sequestro per la seconda volta in meno di un anno. La prima (per nove mesi) a seguito dell’infortunio mortale del 19 aprile dello scorso anno di Sebastiano La Ganga, operaio di 54 anni, schiacciato da un masso di circa tre metri staccatosi dalla volta della galleria dove stava lavorando manovrando un escavatore. Per la morte dell’operaio sono stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Silvia Golin dodici soggetti (dieci persone fisiche e due aziende).


Dal tragico infortunio il cantiere è sottoposto a una continua sorveglianza da parte della Procura  che il 24 gennaio aveva dissequestrato il cantiere (nella carreggiata nord), dopo la perizia effettuata dall’ingegnere Francesco Rossitto, nominato d’ufficio perché stilasse precise direttive per la messa in sicurezza della galleria e quindi il proseguimento dei lavori. Apparentemente disattese e così il 3 aprile la Procura ha deciso per il secondo sequestro. In uno degli ultimi sopralluoghi l’ing. Rossitto ha verificato che le strutture metalliche di protezione, bulloni e chiodi in particolare, non sarebbero marchiate CE: prive del fondamentale requisito di sicurezza chiesto nell’Unione europea per l’esecuzione dei lavori. Una contestazione che ha fatto arrabbiare le aziende incaricate (Sis) della realizzazione dell’opera, ma che ha convinto la Procura al secondo sequestro della galleria Malo perché mancherebbe la certezza delle minime condizioni di sicurezza per il personale al lavoro. A tale provvedimento che blocca i lavori le aziende del Sis hanno presentato istanza di incidente probatorio e attendono che sia fissato quanto prima per presentare le proprie ragioni.

La Regione Veneto il 10 aprile ha diffuso una nota per chiarire che «La questione è del tutto estranea agli adeguamenti normativi intervenuti dal progetto preliminare al progetto esecutivo in materia di sismica e all’applicazione delle  “Linee guida per la sicurezza in galleria” che hanno determinato i maggiori costi per la realizzazione dell’opera. La questione non ha neppure nulla a che vedere con le condizioni di sicurezza per quanto riguarda i lavori già realizzati nella galleria di S. Urbano. Insomma, non si pensi che Sis stia usando materiali non sicuri».

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Il Gazzettino