Maxi sequestro Samsung, protesta dei negozi: «Ci fanno gravi danni». «Già fatto a Macerata ma non così»

Davide Rossi direttore generale di Aires
VICENZA - «Si fosse trattato di un sequestro di botti di Capodanno, capirei. Ma non per dei prodotti di rilevanza mondiale come i dispositivi Samsung». Il maxi...

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VICENZA - «Si fosse trattato di un sequestro di botti di Capodanno, capirei. Ma non per dei prodotti di rilevanza mondiale come i dispositivi Samsung». Il maxi sequestro di alcuni modelli di cellulari e tablet Samsung in provincia di Vicenza, dove la Guardia di Finanza si è recata in una trentina di punti della grande distribuzione per prelevare circa tremila dispositivi, ha portato un certo scompiglio nel settore. Davide Rossi, direttore generale di Aires, l'associazione di Confcommercio che raggruppa quasi duecento aziende nazionali raggruppate nei gruppi d'acquisto Expert, Unieuro, Euronics e Trony, con 1550 punti vendita in Italia, un fatturato sugli 8 miliardi e 19.500 addetti diretti, non fa mistero dello sconcerto che si è creato. «In novembre era già accaduto qualcosa di simile, ma in modo molto più contenuto. A Macerata la Procura aveva mandato i finanzieri e prelevare pochi modelli per poi periziare, sulla base della stessa denuncia, se esiste il problema dell'utilizzo illegale della app».


L'iniziativa in provincia di Vicenza però, aggiunge Rossi, ha assunto dimensioni molto più notevoli: «Interferire con i punti vendita in modo così massiccio è un po' primitivo per un Paese tra i più sviluppati - dice Rossi - perché non si parla di prodotti clandestini o extracomunitari o di marchi sconosciuti. Si sono verificati anche momenti di disagio tra i clienti presenti e tra i nostri giovani addetti. Inoltre non credo si debbano prelevare i dispositivi nei negozi quando si possono chiedere i modelli direttamente alla Samsung italiana. E' un momento difficile sotto il profilo economico e questi non sono episodi che aiutano».

Però la denuncia c'è e le autorità giudiziarie devono capire se gli estremi dell'utilizzo abusivo esistono. Si parla di un possibile danno procurato all'azienda titolare del software di circa 60 milioni.

«Sì, ma ripeto potevano esserci diverse modalità. Si tenga presente che poi c'è già una perizia in corso a Macerata. Credo si si dato vita a un dispendio di risorse che ha occupato le Fiamme Gialle che penso abbiano anche molte altre incombenze da seguire».

Ci sono stati contraccolpi sui punti vendita? Samsung ha già problemi per il caso delle batterie. Peraltro a livello locale il sequestro ha riguardato solo alcuni modelli, non tutti i Samsung.


«Samsung è un brand mondiale e i consumatori lo amano, e lo vogliono comprare ancora. Non notiamo flessioni nelle vendite. Si parla di milioni di pezzi venduti all'anno in Italia. Nella fattispecie non ho compreso la necessità dei sequestri a tappeto. Non ci sono problemi per la salute, ad esempio, anzi la app contestata consiste in una barretta che si attiva quando si mettono le cuffie, avvisando dei livelli sonori eccessivi, che semmai è una protezione alla salute. Si mettessero d'accordo tra loro, senza mettere in mezzo i commercianti. Tra Samsung e Edico mi risulta ci siano già dei rapporti commerciali, quindi si conoscono. Noi non parteggiamo, chi ha ragione tra Samsung e la Edico che vuol fare tutelare il suo software lo dirà la giustizia. Ma ci preoccupiamo di capire cosa vorrà fare la Procura e speriamo che ci sia un immediato dissequestro dei dispositivi. Si rischia di creare un grave danno alle nostre imprese, che producono l'1 per cento del Pil, in questo modo. Noi stiamo avvertendo i nostri negozianti di non bloccare gli ordini dei prodotti Samsung. Gli associati sono preoccupati e spaventati, ma non dobbiamo aumentare il danno» conclude Davide Rossi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino