Ritrovata nei pascoli di zona Larici una fibula di età romana

La fibula ritrovata nei pascoli in zona Larici
ASIAGO  - Una fibula prodotta in età arcaica, compresa presumibilmente tra il primo e secondo secolo dopo Cristo, è stata rinvenuta nei giorni scorsi nei...

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ASIAGO  - Una fibula prodotta in età arcaica, compresa presumibilmente tra il primo e secondo secolo dopo Cristo, è stata rinvenuta nei giorni scorsi nei pascoli dei Larici. Il ritrovamento del reperto in bronzo, molto simile ad una spilla, è ad opera del ricercatore storico maladense, autore di numerosi libri sul tema del recupero di reperti della Grande Guerra, Giovanni Dalle Fusine che ha subito provveduto a consegnare il piccolo oggetto agli uffici comunali di Asiago, sul cui territorio di competenza ricade la zona compresa tra le malghe Dosso di sopra e Dosso di sotto, ad una altitudine di circa 1650 metri. Un ritrovamento casuale quanto fortunato, dovuto al naturale smottamento della sede stradale che congiunge i due edifici. In prima battuta la fibula poteva essere scambiata per un classico manufatto ad opera dei soldati che qui ebbero a stazionare durante la Grande Guerra. Non sono rari gli oggetti abbandonati tra le ex trincee del fronte, elaborati da artigiani in divisa utilizzando pezzi di ottone o le corone di forzamento delle bombe. In questo caso l’ossido del metallo non lasciava dubbi circa la matrice ben più antica, rispetto alla “trench art” bellica (arte da trincea). La normativa in tali situazioni prevede l’immediata segnalazione del rinvenimento alle autorità di pubblica sicurezza del luogo, o alla massima carica dell’amministrazione comunale. Cosa immediatamente effettuata. Successivamente è stato informato il direttore del Museo Archeologico di Vicenza, dottor Antonio Dal Lago, che si è attivato con la Soprintendenza Regionale.

“Possiamo datare la fibula – afferma Anna Dalla Vecchia, responsabile del Museo Archeologico di Santorso – tra il 1° e 2° secolo dopo Cristo. Ricordiamoci che la Val d’Assa era zona di passaggio tra Trentino e pianura; in loco è certificata la presenza di forni per la fusione dei metalli, che tuttavia non venivano estratti qui, ma giungevano già in pani dai territori più a nord rispetto ai Sette Comuni. È certamente un bell’oggetto, particolare per la sua lavorazione. Solo da approfondite analisi potremo capire se gli abbellimenti sull’arco sono frutto di fusione o cesellatura. Sorprende forse il suo buono stato di conservazione, poiché l’ardiglione è davvero sottile, in molti altri casi risulta spezzato o mancante”.
Valutazioni che si discostano lievemente dall’analisi di Michele Busato, presidente ed ispettore onorario del MiBACT per l'Archeologia dell'Alto Vicentino: “Sposterei più avanti la datazione dell’oggetto; nel nostro territorio tali fibule compaiono nel III° sec. d.C. e si intensifica la loro distribuzione nel IV sec. d.C. Conoscendo gli altri rinvenimenti limitrofi (Sarcedo – Caltrano - Cogollo del Cengio – Chiuppano - Piovene Rocchette) io sarei più propenso per il IV sec.”. A quanto mi risulta dalle immagini che ho potuto visionare, direi che sembra gemella, se non identica, di una proveniente dal territorio di Caltrano, rinvenuta una quindicina di anni fa”.

È auspicabile che, dopo lo studio da parte di tecnici e archeologi, il reperto torni in Altopiano, esposto tra gli oggetti che rappresentano la storia dei Sette Comuni.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino