In bici fra i miti della Pedemontana: Meneghello, Zanzotto e Buzzati

PAOLO MALAGUTI
Per capire dove stiamo andando è utile guardarsi indietro: 50 anni fa Guido Piovene raccontava con il suo Viaggio in Italia un Paese che si era lasciato alle spalle la...

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Per capire dove stiamo andando è utile guardarsi indietro: 50 anni fa Guido Piovene raccontava con il suo Viaggio in Italia un Paese che si era lasciato alle spalle la guerra e marciava verso un benessere fino ad allora sconosciuto. Un buon punto di partenza per il docente padovano Paolo Malaguti che, mezzo secolo dopo, decide di attraversare il Veneto, regione trasformata dal boom, lungo il progetto simbolo della trasformazione in atto, invocato o avversato ma comunque centrale nel dibattito politico o nei dialoghi da bar: la Superstrada pedemontana veneta.


Per farlo decide di intraprendere un viaggio solitario in bicicletta, filo rosso del Veneto pre e post boom economico, portando idealmente con sè alcuni punti di riferimento come Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Dino Buzzati, fino a Vitaliano Trevisan. Lungo la Pedemontana (Marsilio Editori) è un viaggio nel Veneto dove le strade si sono sovrapposte al paesaggio descritto da Marin Sanudo o da Goethe nel suo Viaggio in Italia, ma vive ancora nei ricordi di un bambino che andava a trovare i nonni in campagna e che pochi anni più tardi avrebbe pedalato fino al mare di Sottomarina con gli amici. Il libro sarà presentato oggi alla Feltrinelli di Mestre, alle 18, con l'autore introdotto da Sara Zanferrari.

Il viaggio di Malaguti comincia a Ovest, dove la Pedemontana si dirama dalla Valdastico, fra capannoni che hanno inglobato dimore storiche - succedeva anche ai tempi di Piovene - e strade dove andare a piedi o in bicicletta è un rischio. Da qui si intravvedono i cantieri della superstrada simbolo di discontinuità di una terra che sembrava immutabile. Anche in questo caso si tratta di un processo avviato da tempo, dove nuovi insediamenti di villette sono stati preferiti a case in abbandono, lungo strade per le quali ci si perde, a meno di non trovare un indiano intento a recapitare volantini che in veneto spiega come andar a catarse.

La nuova strada, avverte l'autore lungo il suo percorso verso Spresiano, è destinata a causare una cesura territoriale ma anche linguistica fra cadenze dialettali diverse.

Ma nonostante le proteste scandite su striscioni scoloriti lungo i cantieri, avverte l'autore, ai veneti la Pedemontana non va male. Forse non ne sono entusiasti ma, come osservava Piovene, fuori dall'orto di casa non fa né caldo né freddo. Così, per districarsi fra le obiezioni da Nimby (Not in my backyard, non nel mio cortile), i cantieri della strada procedono fra continue deviazioni lungo la terra di Rigoni Stern e Zanzotto, il poeta che denunciava l'«eclisse della forma» e «l'eruzione del brutto». Alla fine Lungo la Pedemontana indica forse dove stiamo andando noi tutti. Un viaggio destinato a trasformare il territorio, per affrontare il quale sarà bene portare con sè qualche segno del nostro passato per non rischiare di perdersi.
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Il Gazzettino