VICENZA - Sono poco più che maggiorenni e arrivano soprattutto dall'Europa dell'Est e dall'Africa. Tra loro anche trans del Sud America. A Vicenza il...
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I dati dell'unità di strada del progetto di inclusione sociale Spes parlano chiaro: nell'ultimo anno e mezzo - da novembre 2014 a giugno 2016 - sono state incontrate 500 persone, metà delle quali prese in carico, cioè controllate e curate. «Ma raramente le ragazze chiedono di uscire dalla tratta», precisa Sala. Insomma assistenza sì, liberazione dalla schiavitù no. Per paura o questioni economiche, le giovani preferiscono restare sulla strada. «In zona industriale le presenze sono rimaste stabili - confermano i responsabili di Spes - Il numero di persone contattate è costante e in linea con gli anni precedenti. Le popolazione più vulnerabile è quella rom, proveniente dalla Romania, più mobile e difficile per gli accompagnamenti sanitari».
Intensificato il rapporto con il consultorio di San Felice. Il sostegno prevede la richiesta di tessera sanitaria, esami sierologici, contraccezione e interruzioni di gravidanza. In aumento le problematiche legate alla maternità e alla presenza di figli minori conviventi. Resta la questione dei finanziamenti, sempre scarsi. Per il servizio sono stati spesi 50 mila euro. «Pur nella diminuzione delle risorse, siamo riusciti a garantire l'unità di strada», sottolinea ancora l'assessore.
Quanto alle multe - un migliaio nell'ultimo anno - quasi nessuna è stata pagata dalle prostitute. Per palazzo Trissino sono comunque utili per i provvedimenti di rimpatrio. «I verbali - conclude Dario Rotondi, assessore alla sicurezza - sono diretti in particolare ai clienti, che di solito pagano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino