Rivolta contro la concentrazione di profughi: «E' allarme sociale»

L'hotel Adele ospita da tempo decine di richiedenti asilo
VICENZA - Rivolta in via Medici. Il recente arrivo di 18 profughi - tra donne e bambini - sistemati dalla prefettura in 3 appartamenti sfitti, e la presenza un centinaio di...

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VICENZA - Rivolta in via Medici. Il recente arrivo di 18 profughi - tra donne e bambini - sistemati dalla prefettura in 3 appartamenti sfitti, e la presenza un centinaio di migranti nel vicino hotel Adele ha esasperato gli animi dei residenti.


La manifestazione prevista 9 agosto in zona ma vietata dalla questura per motivi di ordine pubblico ha fatto salire la tensione a livelli di guardia. «Di fronte a un nuovo sopruso ai danni dei cittadini, non intendiamo sottostare ad alcun ricatto sociale - tuonano i rappresentanti dell'associazione Vicenza ai vicentini che avevano promosso il sit-in - Combatteremo l'omertà dei complici di questo sistema fallimentare che genera caos e confusione».
 
I dati sono da allarme rosso. In provincia i richiedenti asilo sono quasi 2000. Di questi, poco meno di 700 sono ospitati nel capoluogo. Un numero mai registrato prima che ha messo in ginocchio la macchina dell'accoglienza di comuni e associazioni. Entro la fine dell'anno ne dovrebbero arrivare ancora, ma sul territorio è già emergenza. Da Caldogno - dove sono giunte 20 donne africane, alloggiate dell'hotel Marco Polo - a Sandrigo - che accoglie cento migranti a fronte di 8500 residenti - i sindaci sono sul piede di guerra.

Tra questi c'è Achille Variati, primo cittadino di Vicenza. «Quella di via Medici è una scelta sbagliata, perché nelle vicinanze c'è già l'Adele che ospita i richiedenti asilo. Serve un'alternativa - sentenzia -. Stiamo offrendo collaborazione alla prefettura per fare in modo che quanto prima gli appartamenti non vengano più utilizzati. Non dimentichiamo il dovere della solidarietà e non lasceremo certo donne e bambini in mezzo alla strada, ma serve una sistemazione adeguata».

La politica cittadina è spaccata. «Bisogna porre un freno all'immigrazione e, a livello locale, dobbiamo smettere di accettare supinamente le quote di profughi in modo da garantire un minimo di sicurezza», sottolinea Claudio Cicero, consigliere di Impegno a 360 gradi. Non la pensa così Valentina Dovigo, consigliera di Sel e di una civica: «Fa ridere, per non piangere, leggere e ascoltare i proclami di chi si ritiene contrario ai ghetti. Questi sono la diretta conseguenza di politiche sbagliate e di una visione culturale che non ha compreso ciò che sta succedendo nel Mediterraneo. Gridando al diavolo e scaricando il problema sugli altri, non si fa che peggiorare la situazione».


La Confcommercio locale parla di allarme sociale: «Così non si può andare avanti - sbotta Sergio Rebecca, presidente provinciale di Confcommercio - Non possiamo stare a guardare mentre zone nevralgiche della città vengono stravolte da una gestione emergenziale e inadeguata. La protesta di commercianti e abitanti di via Medici è la cartina di tornasole di una situazione di malessere diffuso. Dal territorio deve emergere una presa di posizione comune, forte e intransigente per far capire al governo che i nostri quartieri non sono hub di smistamento dei migranti».
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Il Gazzettino