VICENZA - L'indagine per la tentata rapina alla gioielleria di Ponte di Nanto e per il conflitto a fuoco in cui morì uno dei malviventi ad opera del benzinaio...
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Dopo aver sparato in aria, visto l'assalto alla gioielleria di Roberto Zancan, e aver schivato le raffiche di mitra dei banditi, il benzinaio aveva esploso un colpo di fucile uccidendo Albano Cassol, uno dei rapinatori. Alla fine dello scorso luglio i carabinieri sono stati in grado di arrestare Derlesi, giostraio nomade, inchiodato dalla corrispondenza fra il suo dna e quello repertato dentro la vettura che si era schiantata sul ponte di Nanto, quando Cassol aveva perso i sensi dopo la sparatoria.
Le foto della tragica rapina
Il Procuratore ha annunciato che i suoi uffici, nel giro di alcuni giorni, saranno in grado di chiudere le indagini su Derlesi e di chiederne il rinvio a giudizio con le accuse di tentata rapina e di tentato omicidio in concorso. E come aveva già detto a fine luglio questo comporta come logica conseguenza che la Procura chieda l'archiviazione del procedimento penale a carico di Stacchio, che era stato iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi d'accusa di eccesso colposo di legittima difesa. «Se c'è il tentato omicidio - sostiene il Procuratore - non può esserci eccesso di legittima difesa». Non ci sono invece novità circa gli altri due complici nei fatti della sera del tre febbraio 2015. Ci sono i profili genetici di altre due persone, indicate come Ignoto 2 e Ignoto 3. Questi due uomini rimangono sconosciuti, così come rimane nell'ombra l'uomo ripreso in volto dalle telecamere di sorveglianza. Zancan non nasconde di volersi costituire parte civile in un futuro processo per chiedere i danni materiali e morali patiti.
Dopo la tragica vicenda, Graziano Stacchio si confidò col Gazzettino, raccontanto la sua difficile situazione emozionale e parlando del bandito ucciso: «Avrei voluto soccorrerlo».
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Il Gazzettino