VICENZA/UDINE - Una delle tante storie di clienti affezionati e "traditi" è quella di Lina Lovison, 85 anni, di Cervignano (Udine). Correntista, investitrice dei...
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L'anziana, correntista da trent'anni, aveva investito i suoi soldi in azioni della Popolare Vicenza, investimento via via cresciuto negli anni fino a circa 90mila euro. Tutto nornale, tutto consolidato. Ma nel 2014 le prime avvisaglie, quando servivano circa 12mila euro per fare dei lavori in casa. La signora, con la figlia, decide di vendere un po' di azioni, la decisione più ovvia del mondo. Ma in banca le dicono «ci vorranno sei mesi» e le aprono un fido di 5mila euro «per avere intanto un po' di liquidità».
Il meccanismo però si dimostra molto amaro. Da una parte le azioni non sono state vendute, dall'altra nel 2015 il fido è scaduto e la banca decide il rientro. Il funzionario della Popolare Vicenza annuncia a gennaio che la banca deve trattenere una parte della pensione, circa un terzo, 500 euro al mese, per rientrare dal debito verso l'istituto bancario. La pensione di 1500 euro viene così decurtata, ma il mese dopo la quota aumenta e a marzo si "mangia" l'intero importo. E qui scatta la fase due: per rientrare dal fido, i consulenti della banca propongono un nuovo finanziamento al tasso d'interesse del 7 per cento. La figlia però rifiuta, come scrive il Messaggero Veneto che racconta tutta la vicenda. Avrebbero dovuto pagare un interesse per coprire un debito fatto non certo per volontà della signora Lina e della sua famiglia. Lei intanto ha chiuso ilconto e si fa accreditare la pensione in un'altra banca. Deciderà lei quanto e quando versare i soldi alla Popolare di Vicenza per coprire quel buco impostole. Intanto si è rivolta a Federconsumatori. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino