Spv, Matilde attende ancora i soldi dell'esproprio: e le ruspe lavorano «Penso sarà un disastro finanziario»

PIANEZZE - «Un disastro finanziario che graverà pesantemente sulle spalle dei veneti e di tutto il resto del Paese». Si riduce a questo il progetto della...

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PIANEZZE - «Un disastro finanziario che graverà pesantemente sulle spalle dei veneti e di tutto il resto del Paese». Si riduce a questo il progetto della Pedemontana Veneta per Matilde Cortese, espropriata e portavoce del CoVePa, il comitato che raccoglie e coordina i vari gruppi attivisti contrari alla realizzazione della superstrada.

«Lo affermiamo da anni e i fatti di questi ultimi mesi ne sono semplicemente la prova. Interrotto ogni genere di confronto con le istituzioni, ci ritroviamo ancora una volta da soli a combattere contro una situazione davvero assurda. Lo scorso anno quando io stessa ho incontrato il commissario Vernizzi, non in veste di portavoce, ma di semplice espropriata, sembrava che tutto fosse già risolto.Il finanziamento tramite “project bond”, ovvero obbligazioni emesse appositamente per sovvenzionare il progetto, era, a sentir loro, ad un passo dall’approvazione. "Entro ottobre o alla fine dell’anno al massimo", aveva dichiarato Vernizzi. E nel frattempo la Regione, dichiarava l’assessore De Berti, avrebbe stanziato 5 milioni al mese per pagare gli espropri e finanziare le aziende».

Quando le ruspe arrivarono a casa sua
Ma le cose, a quanto pare, non sono andate secondo i piani. «A distanza di un anno, siamo ancora qui. Senza l’approvazione per i finanziamenti e con la Regione che, tagliando sulla sanità e dando fondo a tutto il budget previsto per la Spv nel 2016, è riuscita a tirar fuori all’incirca 43 milioni di euro. Un’inezia, a fronte dei 334 stimati per l’opera, a malapena sufficiente per tappare i buchi e pagare qualcosa alle aziende che da mesi lavorano gratis. E per gli espropriati non è cambiato assolutamente nulla. Sui miei terreni, ad esempio, i lavori continuano ad andare avanti, anche se molto a rilento. Ma io non ho ancora firmato alcun accordo e, tra l’altro, resta sempre in sospeso la questione sulla viabilità per cui era stato coinvolto anche il sindaco di Pianezze la scorsa estate. E adesso Vernizzi ci viene a parlare di “liquidazioni rapide”? Come dovremmo crederci se banche europee ed enti italiani continuano a rifiutarsi di dare il via libera ai project bond? E nel frattempo il costo dell’opera continua a salire, tra penali e tariffe che si alzano a causa delle errate stime iniziali sul traffico. Andando avanti così, per percorrere 100 km il pedaggio verrebbe a costare uno sproposito. All’incirca tra gli undici e i quindici euro. Compresi ovviamente gli “sconti” di cui tanto si parla».
 

«Il commissario ha parlato poi di sessantasei milioni di euro che, dal prossimo ottobre all’agosto 2017, dovrebbero servire a pagare circa tremila dei quattromila espropriati che hanno firmato gli accordi bonari. Altri soldi stanziati dalla regione, immagino. E su quali servizi si dovrà tagliare stavolta, per recuperare questi fondi? Senza considerare che, coinvolgendo la Cassa depositi e prestiti, così come si vorrebbe fare per approvare i finanziamenti, a pagare le conseguenze di questa folle impresa, sarebbero non solo i veneti, ma l’intero Paese. E intanto, a quanto sappiamo, l’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, sta indagando su tutta questa faccenda. Le indagini dovrebbero chiudersi in autunno e speriamo davvero che si possa finalmente fare un po’ di chiarezza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino