La battaglia dell'Ortigara, gli alpini di S. Zeno ricordano le penne nere

La battaglia dell'Ortigara, gli alpini di S. Zeno ricordano le penne nere
CASSOLA – (Cs) I primi approcci nel 1916, poi nel 1917 i giorni caldi. Il fronte sull'Altopiano era quasi inattivo da tempo, ma si incendiò tragicamente per la...

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CASSOLA – (Cs) I primi approcci nel 1916, poi nel 1917 i giorni caldi. Il fronte sull'Altopiano era quasi inattivo da tempo, ma si incendiò tragicamente per la conquista dell'Ortigara. Gli austriaci erano attestati là, e fino alla Val d'Assa. L'attacco fu sulle spalle soprattutto degli alpini, ma non solo. Una carneficina, un olocausto, il "cimitero degli alpini", disperatamente lanciati dalla Caldiera a superare il vallone dell'Agnellizza per prendere quella cima rocciosa. E costretti ad uscire per tentare l'attacco da un varco nel mirino delle mitragliatrici, implacabili nel loro rumore di morte. Un sacrificio immane, costato quasi quarantamila soldatimorti o feriti, soprattutto di parte italiana. Un sacrificio che gli storici ritengono perfino inutile, perché sotto il profilo strategico non ebbe alcun significato, se non quello di un puntiglio dei comandi, un po' come sull'isonzo, per una cima che poi restò fuori dalle linee del fronte successive.


L'Ortigara ieri e oggi

La battaglia dell’Ortigara viene ricostruita in una mostra voluta dal Gruppo Alpini di San Zeno, nell’ambito della grande festa dell’asparago che convoglia nella frazione cassolese, area principe per i bianchi turioni, molte migliaia di persone per diverse settimane. L’attivo Gruppo Ana, guidato da Roberto Bizzotto, ha deciso nel centenario di affidarsi allo storico Ruggero Dal Molin e al suo fornitissimo archivio storico fotografico per la realizzazione della mostra nel centro parrocchiale. La rassegna apre sabato 9 aprile, con la relazione di Dal Molin alle 17, e resta aperta fino al 2 giugno, sempre di sabato e domenica mattina e pomeriggio, e poi a disposizione di scuole e gruppi per visite da concordare. Interessanti i materiali esposti, tra cui dei bei raffronti tra le foto storiche e la situazione attuale, dove si possono riconoscere i luoghi che furono teatro di guerra e di atroci sofferenze. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino