Intercettato l'imam: «Jihad, se vuoi essere un combattente resta in Siria»

Mohammed Madad
NOVENTA VICENTINA - «Se vuoi fare lo jihad resta in Siria a combattere». Ci sarebbe anche questa frase inquietante, rivolta a una persona quasi...

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NOVENTA VICENTINA - «Se vuoi fare lo jihad resta in Siria a combattere». Ci sarebbe anche questa frase inquietante, rivolta a una persona quasi sicuramente residente all'estero, tra le intercettazioni telefoniche che riguardano il marocchino Mohammed Madad, 52 anni, l'imam del centro di cultura e preghiera islamica "Asonna" di Noventa Vicentina, destinatario di un provvedimento di espulsione dall'Italia per 15 anni emesso dal Ministero dell'Interno per motivi di ordine pubblico.


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Sulla vicenda, balzata alle cronache nazionali, emergono altre indiscrezioni, anche se la Digos berica continua a mantenere il massimo riserbo, pur facendo capire che le indagini proseguono a 360 gradi in tutte le direzioni. Oggi c'è stata la conferma che le prime segnalazioni del suo atteggiamento radicale sono arrivate (tra febbraio e marzo) proprio dai fedeli noventani del centro islamico, che si sarebbero rivolti direttamente alla Polizia di Vicenza, che ha saputo preso atto che Madad impartiva lezioni ai giovani islamici - escludendo i genitori, obbligati a non partecipare - e lanciava loro moniti dai toni violenti sull’atteggiamento da seguire. Tra l'altro, incitava i ragazzi a non frequentare coetanei italiani, non stare assieme a loro per giocare, non guardare la tv italiana e nemmeno quella marocchina, ritenuta filo-occidentale, non ascoltare musica perché peccato. Proprio questi ragazzi, una volta giunti a casa dopo le lezioni di "dottrina", chiedevano ai loro papà perchè non potevano guardare la televisione: da qui l'allarme e la preoccupazione degli stessi genitori, che si sono rivolti alle forze dell'ordine.

Dalle indagini è emersa anche l'educazione troppo severa nei confronti dei figli, il tutto peraltro all'interno delle mura domestiche. L'imam ha due figli maschi di 14 e 7 anni e due femmine di 16 e 12 anni, una delle quali chiamata addirittura Jihad, che significa guerra santa. I quattro figli, con la moglie, vivevano a Carpineti (Reggio Emilia) e ora sono rientrati anche loro in Marocco. E' emerso che il padre, davanti alla moglie e agli figli, legava il maschio più grande ai piedi e alle mani e lo colpiva violentemente alla testa, dopo avergli abbassato i pantaloni, perché non apprendeva bene il Corano.
 
Interpretando in maniera radicale il Corano, lo stesso Imam di Noventa Vicentina aveva una visione della donna come essere inferiore, al punto che le stesse non potevano andare alla Mecca se non accompagnate dall’uomo. Le donne dovevano inoltre girare con il viso coperto e non potevano indossare i pantaloni, ritenuto un peccato. Tutti "regolamenti" applicati rigidamente in famiglia, sulla moglie soprattutto, che pare fosse accondiscendente. 


Secondo l'avvocato Mario Faggionato il provvedimento di espulsione è immotivato, anche perchè Madad non ha mai avuto problemi con la giustizia. Il legale ha dichiarato alla stampa che ora dal Marocco il suo assistito potrà fare ricorso al Tar del Lazio contro il decreto di espulsione. L'anno scorso, dopo i fatti di Parigi e l'assalto alla sede di Charlie Hebdo, Madad era stato intervistato dalla testata giornalistica dell'area dell'Appennino emiliano, redacon.it, nella quale aveva preso le distanze dalle azioni dei terroristi sostenendo che l'Islam è una religione di pace e perdono. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino