Il rabbino capo di Roma rinnova il rituale della seta italiana

Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni al lavoro in filandina.
NOVE - Un rituale antico si è celebrato oggi nella città della ceramica. A rinnovarlo, dopo oltre 60 anni, Riccardo Di Segni, il rabbino capo della comunità...

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NOVE - Un rituale antico si è celebrato oggi nella città della ceramica. A rinnovarlo, dopo oltre 60 anni, Riccardo Di Segni, il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, giunto sin qui su quella via della seta, etica e al 100% italiana, che i coniugi Zonta, dell’azienda orafa D’Orica, hanno riportato in vita dopo anni di oblio.

Seguendo i dettami dell’antico testamento, il rabbino è giunto sino a Nove per realizzare di persona le frange del “talled”, un mantello da preghiera che accompagna la ritualità ebraica nei momenti più importanti.
 

Ad accoglierlo e guidarlo nella realizzazione di questo importante cerimoniale, Daniela Raccanello e Giampietro Zonta, che nella loro azienda hanno portato e rimesso al lavoro una vecchia filandina degli anni settanta.
«Quando due anni fa è cominciata quest’avventura, davvero non potevamo immaginare cosa sarebbe successo», afferma Zonta. «L’unica cosa che volevamo era una matassa di seta italiana per creare dei gioielli. Scoprire che in Italia non si produceva più seta da decenni è stata una sorpresa. Rimettere in piedi l’intera filiera, una scommessa. Vedere quanto e quali usi si possano fare di un filato tanto pregiato, una sorpresa continua. Siamo passati dai gioielli, alla moda, alla cosmetica, passando per la biomedica e arrivando sino alla realizzazione di oggetti rituali religiosi ebraici. A unire tutto un filo di seta. Un ponte ideale, tessuto di preziosa seta 100% made in Italy».
Una scommessa vincente, quella della seta italiana, che sta sempre più arricchendosi di nuovi capitoli. A dimostrarlo ancora una volta, dopo il riconoscimento della comunità europea dello scorso aprile, la visita di Di Segni e la testimonianza di come e quanto la tradizione serica, sia tessuto profondo del nostro Paese.
«Il talled è uno scialle di forma rettangolare che accompagna la preghiera quotidiana e le cerimonie più importanti della religione ebraica», spiega il rabbino capo.

«La tradizione vuole che il talled sia adornato, alle quattro estremità, da frange. Queste, non solo devono essere annodate e intrecciate in maniera particolare, ma devono anche essere realizzate con filati destinati a quest’uso sin da principio, e lavorate da un credente praticante. A questo scopo siamo venuti fin qui. Perché se è vero che nei secoli il talled è stato realizzato per lo più in lana, più facile da reperire e lavorare, è altrettanto vero che la tradizione ebraica italiana, da sempre legata anche al gusto estetico, ha per anni realizzato i talled in pura seta. Una tradizione antichissima e persa nel tempo ormai, che aveva sostituito la seta alla lana e il nero delle frange e delle strisce decorative, all’azzurro, come riportato originariamente nelle sacre scritture. Per anni abbiamo cercato, senza successo, il modo di rinnovare questo rituale. Impossibile, infatti, seguire l’intera lavorazione del filato in Cina, l’unica a produrre ancora la materia prima necessaria. Oggi, invece, grazie al rifiorire della via italiana della seta, anche la nostra tradizione ritorna a vivere». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino