Il Tuareg Rallye si è fermato. In segno di cordoglio e di vicinanza alla famiglia di Giovanni Stefani, il pilota vicentino padre del ministro Erika morto tragicamente...
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LA TRAGEDIA Morto il padre del ministro Erika Stefani
Il primo a soccorrere Stefani è stato Giampietro dal Ben, il presidente di “Energia & Sorrisi - Sport e Solidarietà”, la onlus di Altavilla Vicentina che alla passione per le competizioni sulle due ruote unisce la volontà di fare del bene. È con questa associazione che Giovanni Stefani e la moglie Enrica avevano lasciato Trissino, il paese in provincia di Vicenza in cui vivono e lavorano, per andare in Algeria, il Paese che per la prima volta ha ospitato il Tuareg Rallye. Con loro c’era anche Adriano Zoso, il meccanico di fiducia di Stefani.
LA TESTIMONIANZA
Contattato dal Gazzettino al campo tendato in Algeria dove si trovano i 250 equipaggi tra auto, camion, quad, fuoristrada e moto, Dal Ben racconta di aver tentato inutilmente di soccorrere l’amico Giovanni. «Probabilmente - dice il presidente di “Energia & Sorrisi” - Giovanni ha calcolato male la duna che aveva una salita e poi una discesa molto irta, molto ripida. E forse è salito a una velocità troppo elevata. Ha fatto un salto di una decina di metri prima di atterrare sul dorso della duna. Nella caduta il quad che pilotava l’ha schiacciato». Dal Ben racconta che dopo l’impatto Giovanni Stefani si è bloccato a metà duna. Il quad, invece, senza più guida, ha continuato a rotolare già per una trentina di metri, fermandosi poi in una sorta di catino dritto.
Giampietro Dal Ben ha capito subito che non c’era più niente da fare per l’amico Giovanni. «Ho cercato di rianimarlo. Si è fermato anche un pilota algerino per soccorrerlo». Invano. «Bastava vedere il manubrio del quad per capire quanto tragica era stata la caduta». Dal Ben ha poi scortato il corpo dell’amico in ambulanza fino all’ospedale. È stata avvertita la moglie Enrica. Ed è iniziata la trafila burocratica per consentire il ritorno in patria della salma che ieri è stata trasportata ad Algeri. «L’ambasciatore si sta dando da fare, pensiamo che lui e la moglie possano rientrare in Italia domani (oggi, ndr) o venerdì». La data dei funerali non è stata ancora fissata.
IL CORDOGLIO
Ieri, intanto, sulle dune del Sahara algerino non si è corso. La quarta tappa del Tuareg Rallye è stata annullata. «Io non correrò più», racconta Giampietro Dal Ben. Non se la sente, il dolore per la perdita di Giovanni Stefani è troppo forte. «Darò assistenza ai nostri piloti che decideranno di continuare la competizione. Abbiamo anche un impegno con la sala mensa”. La onlus di Altavilla Vicentina, oltre ad aver portato in Algeria vestiario, medicine, zaini e quaderni da distribuire alle popolazioni locali e in particolare ai bambini, si occupa infatti anche delle cucine e degli alimenti destinati al campo tendato. Prima di partire per l’Algeria, ancora lo scorso 8 marzo, Dal Ben aveva raccontato in un video che l’organizzatore del Tuareg Rallye li aveva scelti per gestire i pasti. «Non soffriremo la fame», aveva detto un suo collaboratore elencando gli alimenti che avrebbero portato nel deserto: gnocchi, bigoli, carne da fare alla griglia. E all’intervistatore che chiedeva lumi sulla quattordicesima partecipazione alla competizione del team vicentino, con ben 8-9 atleti, Dal Ben spiegava che oltre alle moto c’era anche un quad. «Il quad del nostro campione Giovanni Stefani, dakariano di lungo corso, un giovanotto di 72 anni che è l’emblema della voglia di costruire, di lottare, di arrivare in fondo, sempre e comunque». Nessuno, due settimane fa, poteva immaginare la tragedia che si sarebbe consumata su quelle dune.
Alda Vanzan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino