Cicolpista del Brenta, decalogo di Italia Nostra: «Ecco perché va ripensata»

Valbrenta. Ciclopista
VALBRENTA. La sezione di Bassano del Grappa di Italia Nostra espone 10 buoni motivi per ripensare al progetto della ciclopista del Brenta e rigenerare il fiume in comune di Pove...

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VALBRENTA. La sezione di Bassano del Grappa di Italia Nostra espone 10 buoni motivi per ripensare al progetto della ciclopista del Brenta e rigenerare il fiume in comune di Pove del Grappa. Domenica 4 dicembre Italia Nostra è tra gli organizzatori della "Passeggiata sul sentiero del Brenta" organizzata in collaborazione con i Comitati e gli altri sodalizi che chiedono passaggi diversi del nastro d'asfalto.


Ecco il decalogo di Italia Nostra: 1) Oltre all’informazione carente, necessita un maggiore coinvolgimento quando si tratta di opere pubbliche di impatto ambientale rilevante; 2) piena fattibilità di un percorso alternativo posto al livello superiore della campagna, meno costoso e più rispettoso sul piano paesaggistico; 3) carenza del progetto, come, per esempio, la posizione delle emergenze ambientali e storiche rilevanti (in particolare il tracciato a Pove è sovrapposto al primo sedime dell’antica strada imperiale postale del '700, che da Porta delle Grazie di Bassano si inoltrava nel Canal di Brenta ) e quelle di tutti i principali alberi esistenti, sono del tutto ignorate; 4) uso di terminologia fuorviante degli amministratori, come ‘asfalto ecologico’, un ossimoro per ingannare la coesistenza di un’ampia superficie ciclabile complanare al percorso pedonale, scelte incompatibili in uno scenario naturale come quello in esame; 5) il paradosso che proprio le associazioni che lavorano a tutela del territorio e che hanno operato per decenni a stimolare le riottose amministrazioni della vallata a costruire una Ciclopista del Brenta debbano oggi contrastare una progettualità finalmente finanziata, ma i cui piani operativi sono distruttivi di ambienti naturali unici; ...

Il 4 dicembre la marcia del Comitato


... 6) la particolare conformazione della valle e la frammentazione dei piccoli comuni imporrebbe che vi fosse una visione d’insieme del progetto generale che invece dimostra le connessioni fra singole comunità assolutamente contraddittorie, ad esempio: l’entrata in Bassano non è dalla destra Brenta come da sempre auspicato, ma impatta dopo Pove in un reticolo di strade di difficile percorribilità; 7) il progetto presentato è connotato da elementi di forte pericolosità per la salute dei pedoni (prevalenti fruitori del sentiero del Brenta ) ed è immaginabile sarà per questo disertato dai flussi di cicloturisti che sceglieranno altri percorsi e sarà una cattedrale nel deserto con spesa rilevante a carico della comunità e inutilità sociale, dopo aver distrutto un territorio da salvaguardare; 8) oggi il sentiero, se verrà danneggiato dalle ‘brentane’, che la storia insegna come cicliche, sarà facilmente e con poco riparabile. Domani una ciclopista costruita in alveo costerà di manutenzione cifre importanti alle popolazioni rivierasche; 9) Dov’è la fascia di rispetto fluviale in questo progetto? Riaffermazione del principio della distanza minima di nuove edificazioni da tutti i corsi d’acqua (Legge Galli). Inoltre il Piano dell’assetto idraulico del bacino del Brenta (PAI) è in contrasto con questo tipo di progetto; 10) Esistono esempi di male opere in alveo del Brenta che ne hanno aumentato la velocità specie in regime di piene pericolose.


«Domandiamoci anche - conclude Italia Nostra - quanto le opere a monte lungo il Brenta possano aver contribuito ad un rapido danneggiamento, in pochi anni, del Ponte Vecchio».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino