CAMPIGLIA/SANTIAGO – La Chiesa ha chiesto ufficialmente scusa per lo scandalo pedofilia che ha travolto l’episcopato del Cile. Il mea culpa arriva dal...
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L'alto prelato ha detto che gli «duole immensamente il dolore dei fratelli, in particolare di quelli che hanno sofferto gravi violazioni dei loro diritti e comprende la rabbia di tante persone nei confronti dei pastori e dei vescovi». Ed è andato oltre. «Mi fa male sapere che la malattia non è stata sconfitta e superata. Accolgo la critica, l’indignazione e la rabbia». Accusato a suo tempo di essere coinvolto nella copertura degli abusi, il cardinale aveva convocato la stampa per assicurare di non sapere nulla riguardo la distruzione di documenti ecclesiastici denunciata da papa Francesco nella lettera inviata a ognuno dei vescovi del Cile, che ha portato alle dimissioni dell’intera Conferenza episcopale. Anche con la richiesta di «perdono e misericordia», un gruppo di deputati del Fronte Ampio (opposizione di sinistra) ha annunciato che intende promuovere una norma per togliere la nazionalità cilena al cardinale vicentino.
Come migrante con la famiglia Ricardo Ezzati Andrello è in Cile dal 1959. È stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1970, vescovo di Valdivia il 28 giugno 1996 e poi presidente della Conferenza Episcopale del Cile, dal febbraio 2014 è diventato cardinale.
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Il Gazzettino