Gli infermieri del San Bortolo: «Era tutto falso, denunciato il primario»

Il segretario provinciale del Nursind Andrea Gregori e, a destra, il primario Riboni
VICENZA - «La storia si sta chiudendo come doveva chiudersi». A poche ore dalla sospensione di 10 giorni dal lavoro - e senza stipendio - del primario del pronto...

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VICENZA - «La storia si sta chiudendo come doveva chiudersi». A poche ore dalla sospensione di 10 giorni dal lavoro - e senza stipendio - del primario del pronto soccorso Vincenzo Riboni, sulla discussa vicenda della gara delle cannule del San Bortolo scende in campo il sindacato degli infermieri del Nursind. Il segretario provinciale Andrea Gregori parla di «caso gonfiato». Nel mirino la sfida via smartphone tra 6 infermieri e 2 medici su chi riesce a mettere la cannula più grossa ai pazienti. «Una sfida che non c'è stata - ammette Gregori -. La cosa è stata strumentalizzata da Riboni, che abbiamo denunciato per falso in atto pubblico. Non c'è nulla di vero. Lo dimostrano sia l'indagine dell'Ulss 6 che il fascicolo vuoto della procura. E' stata una tempesta in un bicchiere d'acqua».

 
L'azienda sociosanitaria, che ha allontanato Riboni dall'ospedale fino al 2 ottobre, sottolinea che dietro il provevvedimento «non c'è alcun intento punitivo». «E' un atto dovuto in seguito ad una denuncia. Ne è seguita un'indagine interna durante la quale è stato appurato che Riboni ha prodotto dichiarazioni non veritiere nell'ambito di un procedimento interno ufficiale», aggiungono i vertici dell'Ulss 6. «E' una pagina triste. Qui non c'è nessun vincitore - riprende Gregori - E' stato messo in piedi un castello accusatorio che ha minato la credibilità della categoria. Una cosa è certa: non c'è stato reato. Forse Riboni voleva farsi un po' di pubblicità».

Nel frattempo gli infermieri sono stati spostati in altri reparti...

«Conseguenza naturale dopo la denuncia del primario», afferma il segretario del Nursind. Quanto ai due medici, prosegue quest'ultimo, uno era in scadenza di contratto e se n'è andato, l'altro è stato riconfermato in servizio «dopo il giudizio positivo dello stesso Riboni». «Questo è l'aspetto schizofrenico della faccenda, sulla quale tra l'altro gli ordini professionali non hanno detto nulla - conclude il sindacalista -. Insomma, il primario è venuto in possesso di una chat ridicola a cui ha dato un peso che non aveva. Ci ha messo del suo. Nei confronti dei pazienti non c'è stata scorrettezza».


Da parte sua il primario Vincenzo Riboni annuncia che non rilascia dichiarazioni. Ha già chiarito di essere stato ingiustamente infangato e ha deciso di rivolgersi al giudice del lavoro perché venga annullata la sanzione disciplinare a suo carico. La parola passa alla magistratura. Ieri il direttore generale dell'Ulss 6 Giovanni Pavesi, intervistato a Radio 24, ha ribadito da parte sua i motivi della sanzione: non c'erano riscontri reali a quanto denunciato dal primario, al quale peraltro la direzione addebita anche delle lacune nell'organizzazione e nella gestione del reparto. In più le ipotizzate ammissioni di colpa da parte di alcuni infermieri sono poi state smentite da un file audio registrato. Quanto al personale in "odore" di aver violato alcune regole, Pavesi ha spiegato di aver già segnalato ogni cosa agli ordini di riferimento ai quali spetteranno le eventuali prese di posizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino