Gara degli aghi tra infermieri: unico a "pagare" il primario che denunciò

Il dottor Vincenzo Riboni
VICENZA - Ricordate quel gioco crudele tra due medici e sei infermieri al pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza? In una chat di gruppo su WhatsApp i contendenti...

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VICENZA - Ricordate quel gioco crudele tra due medici e sei infermieri al pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo di Vicenza? In una chat di gruppo su WhatsApp i contendenti si sfidavano a chi riusciva ad infilare il maggior numero di cannule ai malcapitati pazienti. Ecco, per quel crudele gioco nessuno ha pagato, o meglio, a quanto pare uno solo: il medico che denunciò i fatti e che sarebbe stato sospeso. A denunciarlo quest'oggi dalle pagine del Corriere della Sera è il giornalista Gian Antonio Stella. Il protagonista della vicenda è il dottor Vincenzo Riboni, in prima fila al pronto soccorso e volontario in Africa. E' stato lui a firmare il rapporto che denunciava la sfida nel reparto, e proprio questa coraggiosa azione sarebbe causa del suo male: ora - racconta ancora Stella - il dottore si ritrova da accusatore ad accusato (di aver preso troppo sul serio un gioco "goliardico"), sospeso fino al due ottobre, poi consigliato dai vertici dell'Ulss 6 di smaltire le ferie accumulate fino al momento dell'entrata in pensione. Ma il dottore ha deciso di non partecipare a questo nuovo "gioco" e di rivolgersi alla magistratura per far chiarezza su quanto accaduto.


LA GARA IN CHAT - ECCO COSA ACCADDE

Tutto è nato in una cena goliardica tra amici per movimentare le giornate in corsia. Il gruppo si dà un nome, "Gli Amici di Maria", e stabilisce regole precise: a vincere è colui che userà il maggior numero di aghi o cannule. Più queste ultime sono grosse, e dunque dolorose per il malato, maggiore è il punteggio ottenuto. Lo score si segna su un apposito tabellone e ogni punto conquistato viene condiviso in chat con tutti i partecipanti. La gara diventa di dominio pubblico quando uno dei due medici del reparto, pentito, rivela la bravata al primario, Vincenzo Riboni. Parte immediatamente l'indagine internae l'apertura di una procedura sanzionatoria interna all'ospedale, che si conclude con due richiami e sei "assoluzioni". Per accertare i fatti, spiega il Direttore Generale dell'Ulss 6 Vicenza Giovanni Pavesi, vengono incrociati date e orari della chat con le cartelle cliniche, per capire se ci siano stati dei comportamenti inappropriati. «Non abbiamo trovato riscontro - racconta -. Ciò nondimeno abbiamo aperto un procedimento disciplinare che si è concluso con rapidità, nei limiti di quelle che sono le prove raccolte. Abbiamo inoltre trasmesso tutta la documentazione agli Ordini Professionali competenti». Di sicuro l'immagine del San Bortolo non ne esce bene. «Rimane - ammette Riboni - un giudizio eticamente negativo di quanto è stato fatto, dal momento che simili gare non andrebbero né pensate né tantomeno messe per iscritto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino