Ergastolo al carnefice di Francesca «Omicidio, stalking e violenza» Il mistero del corpo non ritrovato

Francesca Benetti, l'assassino Bilella condannato all'ergastolo
GROSSETO - Omicidio premeditato e ergastolo. Si è chiusa in appello la tragica e triste vicenda di Francesca Benetti, 55enne di Valdagno scomparsa nel novembre del 2013....

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GROSSETO - Omicidio premeditato e ergastolo. Si è chiusa in appello la tragica e triste vicenda di Francesca Benetti, 55enne di Valdagno scomparsa nel novembre del 2013. Antonino Bilella, custode della Villa Adua a Potassa di Gavorrano, nel Grossetano, è stato condannato al carcere a vita, con due mesi di isolamento diurno. La professoressa di Valdagno era sparita il 4 novembre 2013. Antonino Bilella, custode della villa dell'insegnante, era accusato di omicidio premeditato, soppressione di cadavere, stalking e violenza sessuale. 


Francesca, uccisa dal custode della sua villa

Antonino Bilella è stato condannato per omicidio volontario premeditato, soppressione di cadavere, stalking e per un caso di violenza sessuale nei confronti della donna scomparsa sui tre contestati. Il pm aveva chiesto, appunto, l'ergastolo. Una sentenza emessa nonostante non sia ancora stato trovato il corpo della donna. «Ora vediamo se Bilella dice dove si trova il corpo di mia sorella, colmando la lacuna del secondo tassello di questa storia» ha detto il fratello Alessandro Benetti. In aula, in lacrime, c'era anche la figlia della donna, Eleonora Spataro. 


«È una sentenza esemplare perché lo Stato ha riconosciuto la responsabilità totale di Bilella che se l'ha fatta franca 38 anni fa, non ci è riuscito questa volta e deve rispondere fino all'ultimo dei suoi giorni per quello che ha fatto a Francesca Benetti». Così Agron Xhanaj, legale della famiglia Benetti, sulla sentenza che ha condannato all'ergastolo l'ex custode di Villa Adua. Per il legale si tratta «di una sentenza importante anche dal punto di vista giuridico perché, nonostante il corpo della vittima non sia stato trovato, il reato di omicidio è stato ugualmente riconosciuto». Xhanaj parla di un pronunciamento della corte significativo «anche perché ha riconosciuto la sussistenza del reato di stalking denunciato dai familiari di Francesca quanto ormai era già stata uccisa dal suo stalker. Anche per questo - aggiunge - è ancora più importante che lo stalking divenga perseguibile d'ufficio e ciò per evitare che non siano i familiari a dover denunciare dopo la morte della persona perseguitata ma lo possano fare le vittime stesse in vita». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino