BASSANO - “Abbiamo perso tutti qualcosa, sia nello sport che nella vita”. Sono le parole che più si ripetono gli amici e compagni (come Paolo La Placa, Fabian...
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“Ci siamo sentiti ieri alle 20 - racconta sconvolto l’avvocato bassanese Paolo La Placa, classificato a Kona lo scorso ottobre assieme a Busatto - perché volevo allenarmi con lui a Predazzo. ‘No, non vengo, devo lavorare e voi andate troppo forte’, mi aveva risposto Enrico, che in questo momento era in pausa dagli allenamenti più duri da gare per dedicarsi di più al lavoro. Era un fratello per me. Ci sentivamo ogni giorno e ci allenavamo insieme. Avevamo in programma il Sudafrica in aprile, anche se questa volta avremmo gareggiato in categorie diverse per età. Quello che più mi sconvolge è che, come me, era controllatissimo dai medici sportivi, non beveva, non fumava, conduceva una vita sanissima, non prendeva nemmeno un’aspirina. Forse era stressato dal lavoro, come la maggior parte degli imprenditori. Ma era sempre sorridente, un raggio di sole. Ora dobbiamo stare vicino alla sua famiglia (lascia moglie e tre figli di 10, 12 e 15 anni). È stato il primo a chiamarmi quando mi sono classificato all’Ironman Switzerland 2015 a Zurigo. E poi ricorderò per sempre i mondiali di Las Vegas, il nostro abbraccio all'arrivo, dopo esserci aspettati a vicenda”.
Al campionato del mondo di Ironman del prossimo ottobre alle Hawaii ci sarà anche il campione bassanese Fabian Bertoncello, legatissimo anche lui ad Enrico: “Ricordarlo per me vuol dire ripensare a 10 anni di emozioni, un quarto di vita assieme e di condivisione di sogni, parole e fatica. Perché il nostro sport è individuale, ma unisce tantissimo. Era il padrino di mio figlio e un fratello per me. Una persona generosa, che amava stare con gli altri, sempre impegnato nel sociale. A Cittadella organizzava la Maratonina Città Murata. Come ultimo gesto di generosità, ha donato tutti i suoi organi. Credo che il suo funerale sarà sentito e partecipato perché non era un uomo qualunque”.
Il Gazzettino