VICENZA - «La sentenza del Tribunale di Milano ci sorprende e fatichiamo a capire come due soci di minoranza che non hanno mai preso parte alla gestione della società...
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Per Marzotto, «è stato dimostrato durante il processo con articoli di stampa, nazionale e internazionale, e numerose testimonianze, tra cui quella dell'allora amministratore della società lussemburghese, che il sottoscritto, all'epoca dei fatti Presidente di Valentino, è sempre stato contrario alla vendita della casa di moda, e il successivo sviluppo dell'azienda mi ha purtroppo dato ragione». «Sono stato condannato per un'operazione, la cessione di Valentino, alla quale mi ero opposto con tutte le mie forze - prosegue -, visto che il mio unico intento, acquisendo le quote di Icg, era quello di consolidare il controllo e impedire così le scalate ostili che da più parti si paventavano. Anche questa è una circostanza provata e riprovata, come emerge dalle mie dichiarazioni rilasciate in epoca non sospetta e dai documenti prodotti in giudizio». Anche per quanto concerne «mia sorella Diamante - conclude - è stata dimostrata, con documenti e testimonianze, la sua estraneità ai fatti, essendosi occupata solo della sua famiglia per tutta la vita, senza mai interessarsi alla gestione delle aziende. Si è colpevoli soltanto dopo una sentenza definitiva e questo è solo il Primo Grado, così come era accaduto in altri e noti casi che la stessa Procura ha richiamato durante il processo e per i quali la Cassazione ha infine escluso ogni addebito. Leggeremo le motivazioni e ci difenderemo in appello; è certo, però, che in questo contesto diventa difficile conciliare il fare impresa e investimenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino