BASSANO - Un gruppo di turisti bassanesi, bloccati da una frana per quattro giorni nel regno himalayano del Bhutan, incontra la regina. Undici intrepidi viaggiatori (compreso lo...
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La strada però, che aveva già dato problemi all’andata, in fase di allargamento con numerosi cantieri lungo tutto il percorso di oltre 150 km ed in seguito a tre giorni ininterrotti di pioggia, è stata bloccata per frane. In pratica, dopo il passaggio dei bassanesi, altri gruppi, partiti il giorno seguente da Punakha, tra i quali anche vicentini, sono rimasti bloccati dall’altra parte e sono ritornati indietro. L’apertura veniva rinviata di ora in ora e la storia è andata avanti per tre giorni consecutivi. Il tour operator italiano e il corrispondente straniero, decisi a tutto pur di risolvere la questione dei bassanesi e di un altro manipolo di americani, hanno noleggiato un volo charter, della ridottissima flotta bhutanese ma, una volta raggiunta la pista del Bhumthang il volo (un Atr da 42 posti che può viaggiare con soli 22 passeggeri per superare in decollo le montagne che incombono sulla pista) non è partito per le condizioni ambientali.
Il gruppo ha deciso allora di visitare il monastero Jampa Lhakhang, assistendo ad una cerimonia dei monaci buddhisti, e all’uscita è stato avvisato dell’arrivo della regina madre. Uno stuolo della corte, guardie personali, tutti fermi. Raccomandazioni di rimanere defilati e divieto di scattare foto. La regina, uscita dal tempio, si è diretta con la scorta verso il monastero. «Pochi passi e, contrariamente alle attese dell’entourage, si è fermata davanti a noi, unici stranieri, ci ha sorriso e chiesto da dove venivamo, informandoci, poi, di aver visitato Venezia, Roma e Capri». La guida ha spiegato a sua maestà le disavventure con la strada e l’aereo e Sangay ha dato l’interpretazione di un disegno divino a questi eventi, alle auto del suo seguito bloccate dalla frana e al nostro incontro. Al suo sorriso di sostegno per le nostre traversie, incrociandone lo sguardo, le ho chiesto a bruciapelo se acconsentiva ad una foto con il gruppo. Uno sguardo d’intesa con le guardie e la regina ha detto «Yes». Un bodyguard ha preso la mia Nikon e scattato la foto. Un sorriso, un saluto e via. L’indomani tutti a bordo pista a scrutare tra le montagne l’arrivo dell’aereo che, finalmente, segno divino come affermato dalla regina, è comparso sorvolando le distese di pini per poi atterrare e portar fuori i turisti da quella valle bella, ma che cominciava a stare loro un po’ stretta. Ciliegina sulla torta nel successivo volo da Paro a Kathmandu: si sono aperte le nubi ed è apparsa la catena dell’Himalaya con sua maestà l’Everest. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino