BASSANO - È toccato a un pensionato 69enne veneto di Bassano del Grappa, Renato T. (classe 1947), il raro 'privilegio' di vedersi riconosciuto, anche dalla...
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A lei è stata assegnata la casa coniugale, il figlio piccolo è in affido condiviso, e il padre «ha ampia facoltà di visita». La prima a correre dal giudice era stata proprio Giuliana, nel giugno del 2010, quando aveva chiesto la separazione, con il diritto alla casa e a ricevere almeno mille euro al mese per i due figli, oltre al 50% delle spese straordinarie. Il marito aveva contrattaccato chiedendo l'addebito per Giuliana e il mantenimento per sè e per i figli. Nel 2012, il Tribunale di Bassano del Grappa gli dava ragione con un assegno di 250 euro/meseo. Giuliana era ricorsa in Appello a Venezia ed era stata ulteriormente 'punita' elevando a 400 euro l'assegno per Renato. In Cassazione, la signora ha sostenuto che il marito non aveva fornito la prova «del nesso di causalità tra infedeltà e crisi coniugale». Gli 'ermellini' hanno replicato che è onere di chi tradisce dimostrare che tutto andava già a rotoli e che la relazione 'extra' non ha intaccato più di tanto «una situazione matrimoniale già compromessa».
Come avviene «nel regime dei 'separati in casa'», quando - spiegano i supremi giudici della Prima sezione civile - si verifica il caso «infrequente, ma non eccezionale» della «accettazione reciproca di un allentamento degli obblighi» coniugali.
Il Gazzettino