Azionisti arrabbiati in corteo urlano «bravi, bravi» alla sede della banca Dolcetta rassicura: «Svolta storica»

Azionisti arrabbiati in corteo urlano «bravi, bravi» alla sede della banca Dolcetta rassicura: «Svolta storica»
VICENZA - Scendono in campo i soci arrabbiati. L'associazione «Azionisti Associati Banca Popolare di Vicenza» ha annunciato per venerdì 26 febbraio, e per...

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VICENZA - Scendono in campo i soci arrabbiati. L'associazione «Azionisti Associati Banca Popolare di Vicenza» ha annunciato per venerdì 26 febbraio, e per sabato 27, due iniziative di protesta. Domani mattina, venerdì - come indicato in inserzioni a pagamento sulla stampa locale - è previsto a Vicenza un corteo, in collaborazione ad altre associazioni. Sabato, invece, è annunciata la presentazione di un piano industriale alternativo alla trasformazione in spa e alla quotazione in borsa.


Il corteo di venerdì prevede - come spiegano i promotori - una sorta di «mesta processione» da Piazza Castello, passando davanti alla sede locale di Bankitalia, fino alla sede storica della Popolare con lo slogan ironico di «bravi, bravi, bravi». È annunciato un provocatorio «momento di raccoglimento», considerate le sorti delle azioni che «sono state fatte crollate dalle decine di euro a pochi spiccioli».

Sabato la presentazione di una ipotesi alternativa alla «manovra Iorio - riferiscono i referenti dell'evento - a fronte del fatto che il direttore generale continua a dire che i proprietari della banca siamo noi ma in realtà a decidere le sorti dell'istituto sono altri».


Intanto la banca manda messaggi rassicuranti. «La Banca Popolare di Vicenza vuole definitivamente voltare pagina» scrive il presidente Stefano Dolcetta nella lettera inviata ai soci in vista dell'assemblea del 5 marzo. «Le delibere all'ordine del giorno dell'assemblea - prosegue il presidente - rappresentano una svolta storica per il nostro gruppo e costituiranno le basi sulle quali costruire insieme una nuova fase della vita della nostra banca». Si tratta dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi, della trasformazione in spa e della quotazione in Borsa. Dolcetta, in particolare, ammette che «l'abbandono del modello cooperativo» è «difficile da vivere dal punto di vista psicologico», ma sottolinea che «può significare anche un'occasione, non una rinuncia, per cogliere le opportunità di un'economia sempre più globalizzata». Il presidente, inoltre, si dice certo che l'ingresso in Borsa «non metterà a rischio la territorialità della banca».
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Il Gazzettino