All'arsenale issato il drappo No Tav contro il summit degli industriali

Una delle immagini scattate dai No Tav in occasione della protesta di fronte alle officine grandi riparazioni
VICENZA - Dentro il convegno, fuori la protesta. Dentro il summit sulle opportunità di sviluppo che offrirà l'Alta velocità, fuori il presidio contro...

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VICENZA - Dentro il convegno, fuori la protesta. Dentro il summit sulle opportunità di sviluppo che offrirà l'Alta velocità, fuori il presidio contro "la devastazione" del treno veloce.

In città è andata in scena una nuova manifestazione contro il treno veloce. All'arsenale delle Ferrovie dello Stato - dove si riparano i Freccia rossa - manager e impreditori si sono riuniti per parlare del tema "Binari del futuro. Alta velocità+digitale: le infrastrutture che muovono l'impresa". Un'appuntamento sui vantaggi del Tav che i comitati contrari all'opera hanno vivacemente contestato.
 

Mentre alle officine grandi riparazioni, azienda vicentina con oltre 100 anni di storia, si visitavano macchinari e convogli, all'esterno i comitati issavano una bandiera con la scritta No Tav ed esibivano lo squalo simbolo del Tav protagonista di una recente sfilata di carnevale.

"Queste opere servono a chi le costruisce per intascarsi soldi pubblici a discapito delle politiche a sostegno del reddito - hanno urlato i manifestanti, tra i quali c'erano esponenti dell'Associazione diritti del lavoratori Cobas - .Abbiamo inscenato una performance carnevalesca mentre Confindustria discuteva del futuro ad Alta velocità. Un progetto va illustrato nella sua interezza e mettendo in luce i lati negativi. Non si devono esternare i sogni e nascondere i sacrifici richiesti alla cittadinanza. Staremo a vedere cosa diranno le comparazioni richieste ad Rfi".
Chiaro il riferimento allo studio commissionato ai tecnici di Polinomia di Milano destinato a delineare, nel giro di un mese, le implicazioni che avranno i 4 scenari sulle stazioni che Rfi-Rete ferroviaria italiana sta elaborando.

Sotto accusa anche l'ipotesi del cantiere a Carpaneda, dove è nato un comitato di residenti. "Perché dev'essere consumata l'ultima area verde del luogo? - si chiedono gli interessati - Carpaneda è presa d'assalto da progetti e interventi, malgrado sia una delle poche aree rurali incontaminate. Da 25 anni la zona viene scartata da qualsiasi tipo di iniziativa a causa delle caratteristiche che la rendono alluvionale, con terreno argilloso e quindi non adatta a iniziative invasive". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino