Aperto il primo Parkinson Cafè, dai Mastrotto a malati e famigliari

Il taglio del nastro del Parkinson cafè ad Arzignano
ARZIGNANO - Si potrà bere un caffè, sorseggiare una bibita e mangiare qualcosa. Ma non sarà un locale qualsiasi. ...

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ARZIGNANO - Si potrà bere un caffè, sorseggiare una bibita e mangiare qualcosa. Ma non sarà un locale qualsiasi.

Si tratta del primo Parkinson cafè d'Italia, destinato alle persone affette dal morbo e ai loro familiari. Un punto d'incontro per sconfiggere l'isolamento, che proporrà dibattiti, attività motorie e la lettura di libri e quotidiani.
La struttura ha aperto i battenti ad Arzignano per volontà della neonata fondazione Silvana e Bruno, realtà che vede impegnati i coniugi Mastrotto i quali, con le figlie, hanno messo a disposizione la loro esperienza con la malattia per dare un aiuto ai 200 malati dell'Ulss 5. Ricavato nella sede della fondazione, in via Arciso Mastrotto, lo spazio si ispira all'esperienza anglosassone dei Parkinson cafè, in cui i servizi rispettano i tempi e le abilità dei pazienti che, con l'aiuto dei volontari, possono ritrovare il piacere di stare assieme.

Il bar sarà aperto il martedì e venerdì dalle 9 a mezzogiorno e, da marzo, ospiterà attività motorie e ricreative. "Il simbolo della fondazione è l'albero - ha spiegato Giovanna Mastrotto, presidente della fondazione - I frutti e le sfere colorate rappresentano i progetti, tra cui appunto il Parkinson cafè". Quest'ultimo è stato inaugurato il 20 febbraio alla presenza, tra gli altri, dell'assessore regionale Manuela Lanzarin e del sindaco Giorgio Gentilin.


Volontà della fondazione è supportare, attraverso il suo patrimonio, i servizi per la disabilità, l'educazione e la formazione. Nel caso del Pakinson cafè, c'è stato il contributo della dirigenza dell'Ulss 5 e dell'unità operativa complessa di neurologia rappresentata dai dottori Michele Morra e Tiziana Mesiano. "Da parte dell'amministrazione regionale massimo sostegno a un'iniziativa che ha scopi sociali - ha detto Lanzarin - Sono certa che questa esperienza potrà essere replicata in altre aree del Veneto, offrendo così una prima risposta alle ventimila famiglie venete che convivono con il Parkinson e ai 500 nuovi casi che si registrano ogni anno in regione". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino