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Le direttive imposte a TikTok, a livello generale, dovrebbero valere per tutte le piattaforme social, perché i rischi per i minori e per i soggetti fragili sono tanti e un uso disattento può avere conseguenze davvero pericolose: «Sono strumenti potentissimi». Lo spiega il Presidente dell'Autorità Garante per la privacy, Pasquale Stanzione, che due giorni fa ha disposto per TikTok il blocco almeno fino al 15 febbraio dell'utilizzo dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l'età anagrafica. Un provvedimento deciso dopo la morte della piccola Antonella, la bimba palermitana di 10 anni che sarebbe soffocata durante una sfida social.
Tik Tok bloccato in Italia per la morte della bimba: «Nessun controllo sull’età»
Professore, in un mondo anarchico come quello dei social network, come è possibile fare davvero rispettare l'obbligo di accertamento dell'età anagrafica?
«Vanno individuate soluzioni idonee, da un lato ad evitare di accentrare, in capo alle piattaforme, una sorta di anagrafe della popolazione mondiale e, dall'altro, ad assicurare l'effettivo accertamento dell'età del soggetto, minimizzando il rischio di condotte elusive. Il secondo è un problema complicato, ma ci sono studi approfonditi, rivolti a prospettarne la soluzione».
Il provvedimento disposto per TikTok verrà esteso ad altri social network, come Facebook, Instagram, Twitter?
«Il provvedimento è di carattere individuale e radica, in caso di inosservanza, responsabilità penale e amministrativa nei soli confronti del destinatario. Tuttavia, il principio affermato vale per tutte le piattaforme e indurrà, ragionevolmente, il dovuto rigore nell'osservanza delle norme della privacy, con particolare riferimento all'età minima per la prestazione del consenso».
Quali sono i principali rischi che si corrono con la divulgazione dei dati?
«Ogni dato abbandonato in rete è un dato perso, affidato alle scelte, non sempre responsabili e leali, che altri faranno e che, una volta immesso nel web, è quasi impossibile recuperare e oscurare.
Pensa che ci sia ancora troppa poca trasparenza da parte dei social nelle modalità di accesso ai dati personali?
«Uno dei principi cardine del Regolamento europeo è proprio la trasparenza del trattamento, che deve essere sindacabile da parte dell'utente. Questo principio sta cambiando, lentamente certo, ma profondamente, l'approccio delle aziende alla privacy. Soprattutto dopo l'invalidazione del Privacy Shield, cioè l'accordo tra Usa e Ue per lo scambio di dati personali, molte aziende americane stanno comprendendo l'importanza di adeguarsi al Regolamento, pena la perdita del rilevante mercato europeo. Confido che la leva dell'interesse del mercato, unitamente alla deterrenza delle sanzioni, potrà sortire effetti positivi, nel senso da noi auspicato».
Quali rischi corrono i minori?
«I rischi, che abbiamo sopra descritto, per i minori sono amplificati per la scarsa consapevolezza che hanno delle implicazioni di ogni loro click, ma anche per l'effetto che ogni lesione dell'immagine o della dignità ha su una personalità più fragile, ancora in formazione».
Di chi è la responsabilità in un uso pericoloso dei social da parte dei minori? Dei genitori, o del proprietario e gestore della piattaforma?
«Sono responsabilità diverse, ma complementari. Le piattaforme rispondono degli obblighi di trasparenza e rimozione di contenuti illeciti loro segnalati. I genitori rispondono, anche per eventuali danni che possano derivare a terzi, dell'assenza di vigilanza sui minori e, in misura diversa, dell'omessa educazione all'uso di uno strumento, così potente, che mettono nelle loro mani».
Cosa dovrebbero fare i gestori delle piattaforme social per tutelare gli utenti?
«Osservare gli obblighi di controllo preventivo, di trasparenza del trattamento e, in caso di divulgazione di contenuti illeciti, di rimozione e segnalazione all'autorità pubblica».
Cosa dovrebbero invece fare gli utenti per essere tutelati, in caso di poca trasparenza?
«Rivolgersi al Garante o, alternativamente, all'autorità giudiziaria».
In concreto, dopo la vostra contestazione, cosa cambierà nell'utilizzo di TikTok?
«La misura inibitoria ha effetto immediato dalla ricezione del provvedimento, è ragionevole attendersi un cambio di passo anche netto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino