Smemorati grazie a internet il web fa impigrire il cervello

Smemorati grazie a internet il web fa impigrire il cervello
ROMA - La calcolatrice per fare le somme, il cellulare per ricordare gli appuntamenti, la posta elettronica per conservare tutto scritto e archiviato, il navigatore in macchina...

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ROMA - La calcolatrice per fare le somme, il cellulare per ricordare gli appuntamenti, la posta elettronica per conservare tutto scritto e archiviato, il navigatore in macchina per andare senza pensieri. La memoria non serve. La tecnologia è in grado di sostituire la funzione del ricordo, permette di non fare sforzi e di lasciare la testa libera. I più piccoli possono permettersi di crescere senza dover fissare nulla nell’universo della mente. Né le tabelline, né le poesie, né le strade. Gli adulti sono alleggeriti dal lavoro mnemonico ma rischiano di diventare smemorati anzitempo.




Come dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Science firmata da un gruppo di neurologi della Columbia University di New York. Sotto osservazione, diversi gruppi di volontari. Molti giovani che hanno accettato di rispondere a una serie di test. Risultato: la memoria e la capacità di apprendimento sono mutate. Si sono adattate, come una specie animale o vegetale, ai cambiamenti esterni. Che in questo caso si chiamano Google, internet, sms. Appoggi ormai irrinunciabili, sostituti della memoria e tappabuchi a portata di mano.



«La nostra memoria - spiega Betsy Sparrow che ha guidato la ricerca - è ormai internet. E’ una banca che conserva per noi le informazioni e che è disponibile a dare quando chiediamo. Il pc conserva quel che abbiamo smesso di memorizzare. Così, il nostro cervello non si sforza». Una sorta di intorpidimento delle capacità cognitive. «Facciamo troppo affidamento sulla tecnologia - aggiunge la ricercatrice - e l’abbiamo trasformata nella memoria transattiva. Un magazzino, cioè, di informazioni esterne al nostro cervello».



I gruppi di giovani che hanno partecipato allo studio sono stati impegnati in un arduo lavoro di memoria: dovevano rispondere a diversi quiz e, successivamente, provare a ricordare le informazioni che avevano acquisito. A una parte di loro è stato detto che i loro appunti annotati nel pc sarebbero poi stati cancellati e a un altro gruppo che tutto gli scritti sarebbero stati immagazzinati. Interrogato, il primo gruppo, aveva memorizzato le informazioni apprese durante i test mentre il secondo aveva trattenuto poco in testa affidandosi alla possibilità di rileggere il tutto. Una catena di trabocchetti nei quali i ragazzi sono caduti dimostrando la scarsa attenzione che dedicano alla funzione del ricordo e dell’elaborazione delle informazioni. Tutti, comunque, bravissimi nel tenere a mente come arrivare a trovare un file nascosto negli archivi del programma ma assolutamente incapaci di ricostruire, seppur con uno sforzo, quello che lì dentro avevano precedentemente messo.



«Internet è ormai la nostra memoria - conclude la ricercatrice - Ma corriamo il rischio di un’autentica e grave amnesia nel caso in cui il contenuto venga danneggiato». Anche le emozioni e le nostalgie.
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Il Gazzettino