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Lo smart working è divenuto una necessità, ma la mancanza di quotidianità tra colleghi spesso crea un senso di solitudine. A colmarlo ci pensa un'app, WorkMate, il cui progetto è stato già accolto con successo all'hackathon Accesso remoto organizzato dall'Open Campus di Cagliari. «Lo smart working è esploso nell'ultimo anno - spiega Luca Cubeddu che si occupa di business design - ma io lavoro da remoto da 4 anni, mentre i co-ideatori, Roberto Carta, software engineer, gira per l'Europa già da 8 anni e Anna Satta, innovation engineer, lavora da casa. Interrogandoci sugli svantaggi di questa condizione, abbiamo pensato che le lacune maggiori fossero il confronto con i colleghi, la mancanza di crescita professionale e lo scambio di competenze».
Da qui lo sviluppo di WorkMate, che potrebbe avere una doppia veste, sia app per smartphone che web app. «L'obiettivo è colmare questi gap, attraverso un'app che sfrutti la geolocalizzazione.
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Attiva ovunque
Workmate diventa così un modo per condividere una semplice pausa caffè, ma anche un'intera giornata lavorativa, per scambiare esperienze e competenze. «Sul mercato non c'è ancora nulla di simile, esistono app che lavorano a compartimenti stagni o gruppi social che si organizzano per singole città. La nostra forza è una piattaforma utilizzabile ovunque nel mondo».
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