Telescopio Cheops scopre 6 esopianeti di 1 miliardo di anni fa

Il telescopio spaziale Cheops dell'Agenzia Spaziale Europea ha rivelato un sistema planetario raro con sei esopianeti, che si è mantenuto sostanzialmente invariato da...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il telescopio spaziale Cheops dell'Agenzia Spaziale Europea ha rivelato un sistema planetario raro con sei esopianeti, che si è mantenuto sostanzialmente invariato da oltre un miliardo di anni. Lanciato nel 2019, Cheops ha svolto un ruolo cruciale nel risolvere il mistero degli esopianeti attorno alla stella HD110067, situata a circa 100 anni luce dalla Terra. In collaborazione con l'Italia, Cheops è stato progettato e costruito da Leonardo a Campi Bisenzio, vicino a Firenze. L'analisi dei dati combinati del satellite Tess della NASA e di Cheops ha confermato la presenza di un terzo pianeta nel sistema, rivelando che i sei pianeti sono in risonanza orbitale. Questa scoperta fornisce una visione unica dell'evoluzione di sistemi planetari. Anche l'Italia ha un ruolo di primo piano nella missione Cheops. La sonda dell'Esa scruta infatti lo spazio anche grazie a sofisticati "occhi" progettati e costruiti dal colosso italiano Leonardo. Il telescopio spaziale di Cheops, su commissione dell'Agenzia Spaziale Italiana, è infatti stato progettato e costruito nello stabilimento di Leonardo a Campi Bisenzio, vicino Firenze, dove ingegneri, fisici e tecnici specializzati hanno realizzato lo strumento secondo i requisiti definiti dai ricercatori dell'Inaf-Istituto Nazionale di Astrofisica di Padova e Catania, in collaborazione con l'Università di Berna.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino